Mi faccia causa

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Mi faccia causa è il remake attualizzato di Un giorno in pretura (1953) – sempre di Steno (scritto dal regista insieme a Continenza, Fulci, Sordi e Viganotti) -, pensato per una visione cinematografica (101’) e per una versione televisiva (210’), da miniserie in quattro puntate. Christian De Sica prende il posto di Peppino De Filippo nei panni del magistrato e la sua storia familiare funge da contenitore di un vero e proprio film a episodi. De Sica è Giovani Pennisi, vive con la moglie Francesca (Laurito), il figlio e la suocera; alle prese con problemi economici, sta edificando una stanza abusiva sul terrazzo, mentre amministra la giustizia e dispensa sentenze per piccoli casi di vita quotidiana.

La pretura di Roma è il palcoscenico umano per una serie di racconti divertenti e cinematograficamente riusciti. Si parte con un improbabile caso di mafia e relativa mazzetta, quindi vediamo Bracardi, compositore di successi altrui (O sole mio, Inno di Mameli …) che – come nel bianciardiano La moglie di Lot – pretende i diritti per opere famose (Il merlo maschio/La gazza ladra, nel film con Buzzanca e Antonelli di Pasquale Festa Campanile). Stefania Sandrelli fa la prostituta nel tempo libero per arrotondare il magro stipendio dell’ufficio e querela una giornalista che scrive un articolo sulla sua professione part time. Gigi Proietti è il ladro fallito e balbuziente Mani d’Oro che, invece di rubare in una villa, entra in competizione con un bambino e si fa arrestare. Altri episodi si susseguono: uno jettatore scatena il putiferio in tribunale e fa condannare il calunniatore; un omosessuale (Caracciolo) denuncia per diffamazione chi l’ha chiamato frociaccio; due tifosi della Roma a fine partita pisciano in testa a un interista (Fabrizi) che chiede i danni, ma tutto termina in rissa calcistica anche in pretura. Molto lungo ma riuscito l’episodio del pugile Montesano (detto Rocky 3 perché sta in piedi tre riprese) e della sua amicizia con un cane che ruba cibo, giornali e persino un anello da regalare alla fidanzata. Finale con il pretore che dorme sotto le intemperie nella stanza da ultimare sul terrazzo mentre il vicino di casa sta compiendo identico abuso edilizio nel balcone adiacente. Non abbiamo mai visto la versione televisiva, pare che duri ben tre ore e trentasei minuti, trasmessa in quattro parti, e che contenga alcuni casi nuovi di truffe e ruberie giudicate dal nostro poco integerrimo pretore.

Mi faccia causa è scritto da Steno (Stefano Vanzina) insieme al figlio Enrico, uno degli ultimi film del grande regista di commedie, scomparso nel 1988, che dopo girerà soltanto le miniserie tv L’ombra nera del Vesuvio e Big Man (1987 – 1988) e per il cinema il poco visto Animali metropolitani (1988). Molte citazioni da Un giorno in pretura, sia per il contesto generale che per singoli casi giudiziari; a un certo punto un imputato parla di una marana in casa sua, per indicare un allagamento provocato dallo jettatore, ma è evidente il riferimento all’episodio della marana interpretato da Alberto Sordi nel vecchio film.

Steno conserva lo smalto dei giorni migliori, forse per l’ultima volta, ed è un piacere vederlo all’opera con un soggetto pensato con il figlio Enrico che sarà l’erede (insieme a Carlo) di un modo tutto italiano di fare comicità leggera. Si ride e si pensa agli italici vizi e alle nostrane passioni: furbizie spicciole, assenteismo lavorativo, gioco del calcio, velleità sportive, espedienti per tirare a campare. Un film rivisto grazie al nuovo canale Cine 34, nella speranza che prima o poi venga programmato anche il quasi invisibile Animali metropolitani.


Regia: Steno. Soggetto e Sceneggiatura: Enrico Vanzina, Steno. Musiche: Manuele De Sica. Montaggio: Raimondo Crociani. Fotografia: Fausto Zuccoli. Produttore: Fulvio Lucisano. Casa Produttrice: IIF. Durata: 101’. Versione televisiva: 210’. Genere: Commedia. Interpreti: Christian De Sica, Gigi Proietti, Stefania Sandrelli, Franco Fabrizi, Giorgio Bracardi, Luca Sportelli, Gigi Reder, Antonio Francioni, Clara Colosimo, Franco Javarone, Marisa Laurito, Enrico Montesano, Angelo Maggi, Gianni Baghino, Annabella Schiavone, Jimmy il Fenomeno, Max Turilli, Fabrizio Bracconeri, Ennio Antonelli, Franco Caracciolo, Deddi Savagnone, Martufello, Alvaro Gradella, Luca Sportelli, Alessandro Bellacanzone. Anno: 1984

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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