Don’t look up

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Don’t Look Up è una commedia grottesca che affronta i temi dell’indifferenza collettiva e del collasso della comunicazione nel mondo contemporaneo. La trama ruota attorno alla scoperta di una gigantesca cometa che colpirà la Terra entro sei mesi, minacciando l’estinzione del genere umano. Gli scienziati che la individuano, la dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il suo professore Randall Mindy (Leonardo Di Caprio), fanno tutto il possibile per mettere in guardia il mondo. Le loro preoccupazioni, però, vengono travolte da un circo mediatico e politico che soffoca completamente la gravità dell’evento.
La Presidente degli Stati Uniti (interpretata da una Meryl Streep in forma smagliante) valuta la notizia solo in termini di consenso elettorale, e i media trasformano l’annuncio dell’apocalisse in un chiacchiericcio frivolo e privo di significato, in una querelle tra differenti tifoserie: Tra tweet, meme e interviste superficiali, la reale portata della catastrofe viene ridotta a un pretesto per battibecchi ideologici e analisi senza fondamento.

Adam McKay costruisce un quadro spietato della società (americana) contemporanea, in cui l’opinione pubblica si lascia ipnotizzare dai riflettori dei media e dalla vacuità dei personaggi pubblici, non prendendo sul serio la propria stessa fine.. Come già visto in La grande scommessa, il regista utilizza un montaggio ipertestuale e frenetico, con battute e didascalie che accentuano il senso di disorientamento collettivo.
Le dinamiche che si sviluppano sono di un’ironia amara e dissacrante: l’imperativo non è affrontare il problema, ma usarlo per aumentare i consensi o per guadagnare “like”. McKay gioca abilmente con lo stereotipo del guru informatico (qui interpretato da un inquietante Mark Rylance) e mette alla berlina ogni sfumatura della società attuale, dai politici manipolatori alle star del pop, senza risparmiare nemmeno gli scienziati, che finiscono per essere valutati più in base al loro appeal che alla loro credibilità.

La pellicola non è solo una satira feroce sulla post-verità e sull’incontrollabile bolla mediatica, ma anche un film tragico sulla perdita del più elementare degli istinti: la volontà di sopravvivere. In un mondo in cui la realtà è filtrata dai media e persino l’estinzione del genere umano diventa una notizia da commentare e sdrammatizzare sui social, questo lungometraggio mette a nudo la nostra anestetizzata incapacità di affrontare l’irreparabile.

Con un finale che mescola sarcasmo e desolazione, Don’t Look Up lascia lo spettatore con una riflessione amara: cosa succederebbe se la fine del mondo fosse annunciata, ma nessuno fosse davvero disposto a guardare verso l’alto? E non è forse ciò che sta accadendo con la continua escalation dei conflitti che ci circondano, da quello della NATO e dell’Ucraina contro la Russia a quello di Israele contro Medio oriente e mondo arabo, ridotti a mera propaganda e ridotti in televisione e in politica a penosi teatrini?

Un film di un’attualità devastante.

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