Ci sono definizioni che, nel tempo del politicamente corretto, diventano motivo di scontro ideologico. Si innalzano barricate tra universi maschili e femminili, facendo della questione di genere il campo di battaglia di un furore ideologico piegato alle speculazioni di totalitarismi intellettuali.
Le parole diventano l’elemento costitutivo del reato, un pregiudizio che fa da scudo alla ragione e, tra gli inevitabili caduti sul campo, il dibattito diventa cieco, patologico fino all’estrema conseguenza di un decadimento regressivo delle strutture sociali, culturali e politiche.
Il segno prevale sul significato, il dialogo diventa impossibile, diserta il confronto utile a costruire prospettive di soluzioni comuni.
La realtà resta una guerra di trincea.
Alienazione parentale è un concetto che da solo basta a innescare un infuocato dibattito sulla violenza di genere che trova riscontro in una esclusiva realtà semantica, tale da dare inizio a partigianerie tra universi femministi e maschilisti; termini che diventano il luogo privilegiato di inutili, quanto inopportuni, pregiudizi.
Storie Aliene di figli che rifiutano un genitore separato (Europa Edizioni, 2023) che parla di un fenomeno endemico in una società nella quale i legami di coppia sono sempre più brevi. Come indicato in copertina, il libro vuol essere una guida alla conoscenza e alla prevenzione dell’alienazione genitoriale per bambini e per ragazzi. Gli autori sono professionisti nel campo della psicologia, della psichiatria e della psicoterapia, come la prefatrice Maria Cristina Verrocchio e Giovanni Batista Camerini, autore dell’introduzione. Il testo è arricchito dalle illustrazioni di Eric Roux-Fontaine, pittore francese di fama internazionale e maestro della corrente pittorica conosciuta come realismo magico, definizione che risuona come un ossimoro, ma capace di restituire dettagli dall’effetto straniante (ne vediamo due esempi in fondo a questa pagina, ndr).
Ed è proprio sull’effetto straniante che gli autori concentrano la loro attenzione, quasi a voler restituire la scena tipica del teatro di Bertolt Brecht, dove all’immedesimazione si sostituisce una riflessione distaccata e razionale che, dissolvendo ogni effetto catartico, spinge verso una presa di coscienza in grado di condurre all’autodeterminazione.
Un lavoro che, lungi dal voler essere un compendio giuridico o scientifico, ha come protagonisti figli di coppie che si ritrovano a vivere separazioni fortemente turbolente e che non hanno voce mentre il loro mondo, le certezze e i sogni si sgretolano tra l’indifferenza delle carte bollate. Individualità lacerate tra le rivendicazioni di una guerra che non è la loro.
Più che ai genitori il libro, che gli autori preferiscono chiamare quaderno proprio perché nato dagli appunti di lavoro presi su un quaderno, è pensato per i bambini e i ragazzi, affinché possano riflettere e capire meglio le proprie relazioni familiari. Un quaderno che si pone in maniera interattiva, procede in una lettura che pone domande dirette e, appunto, dall’effetto straniante. Un quaderno da completare grazie alle pagine bianche che invitano alla scrittura, riflessioni da condividere con sé stessi, lontani da una virtualità che spezza i legami con la propria interiorità. Parole che possano dare forma e chiarezza a stati d’animo vissuti, troppo spesso, in solitudine. Giovanni Lopes e Luisa Mellace scelgono di utilizzare un linguaggio straordinariamente semplice per approfondire un tema ritenuto spesso alieno, controverso e scomodo. Si tratta di costruire una nuova consapevolezza a partire anche dalle immagini che suscitano emozioni perché rispecchiano una memoria emotiva dettata dall’inconscio.
Un tema, quello dell’alienazione, demonizzato perché inteso in prospettiva antifemminista – ma il rifiuto è un fenomeno che colpisce anche le madri, nonostante siano, nella maggioranza dei casi, il genitore collocatario. Il rifiuto di un minore di avere rapporti con uno dei genitori, estraniato, quindi alieno, non è certamente una malattia mentale, ma è determinante nello sviluppo della personalità, e crea potenziali rischi psico-fisici. La stessa Riforma Cartabia, nell’articolo 473 bis. 6, riconosce: Quando il minore rifiuta di incontrare uno o entrambi i genitori, il giudice procede all’ascolto senza ritardo, assume sommarie informazioni sulle cause del rifiuto e può disporre l’abbreviazione dei termini processuali. Allo stesso modo il giudice procede quando sono allegate o segnalate condotte di un genitore tali da ostacolare il mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo tra il minore e l’altro genitore o la conservazione di rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.
I protocolli per intervenire in queste situazioni si stanno intensificando, ma ancora rimane molto da fare in termini di formazione di figure specializzate nell’affrontare situazioni complesse e difficili. Allora, in merito alle polemiche di genere e parafrasando Aristotele, primum vivere, deinde philosophari (prima bisogna vivere e poi filosofare), potremmo dire: prima bisogna conoscere e poi criminalizzare.