Big Hero 6

0
1633

Dopo la morte del fratello in un incidente, il giovane Hiro eredita il suo progetto di un robot pacioso, ma molto speciale. Quando un nemico potente minaccia lui e i suoi amici è tempo di trasformare quell’invenzione in un nuovo tipo di eroe.

 

Quando la Disney presentò il progetto “Big Hero 6” per molti è sembrato qualcosa che, prima o poi, sarebbe arrivato nelle sale. Il cinema dei super eroi è indubbiamente all’apice del successo, almeno per Marvel- DC che si stanno facendo la “guerra” a colpi di blockbusters imminenti. Quello che mancava era una produzione animata di pregio che portasse al cinema le generazioni più giovani e le immergesse in quel mondo fatto di colori e fantasia, con una definizione netta tra gli eroi e i cattivi come si usava una volta, senza la complessità dei Vendicatori o degli X-Men con magari troppi personaggi da riconoscere e scene per appassionati del settore “fumetto”.

Anche se Disney e Marvel giurano che il film non fa parte della “seconda fase” del “Marvel Cinematic Universe”, anche se Marvel è ormai in gestione Disney dal 2009, vi si è sicuramente infilato per bene grazie anche a un bel cameo animato finale di Stan Lee che sta diventando quasi più iconico lui dei personaggi che ha contribuito a creare in ditta.

Prodotto nei “Walt Disney Animation Studios” di Burbank sotto la direzione creativa di John Lasseter che da “Bolt” in poi ha coordinato i progetti portando idee Pixar nel calderone il film è diretto dagli autori di “Frozen”, il grande successo animato Disney di questi anni, e appunto “Bolt”.

“Big Hero 6” prende spunto dall’omonimo e sconosciuto al grande pubblico fumetto Marvel, una strategia in stile “Guardiani della Galassia” trasformare un pulcino in una gallina dalle uova d’oro iniettandolo col siero “super topolino”, la versione Disney di quello del “super soldato” di Capitan America, cioè pompiamo un trionfo degli effetti visivi con una direzione artistica impeccabile e dei personaggi come il pupazzoso BeyMax che, anche se inespressivo, entra nella galleria dei personaggi belli, paciosi e simpaticamente panzuti come il “Totoro” di Miyazaki.

A voler dirla tutta l’unico vero difetto è che, a parte Hiro e BeyMax, gli altri personaggi servono solo a riempire le scene e a creare simpatia nerd con degli improbabili costumi supercolorati creati da loro assieme ad invenzioni che nella realtà cambierebbero il Mondo mentre al cinema servono solo a strappare una risata. Il fatto poi che Hiro/Hero non abbia genitori ma una zia che si prende cura di lui (mentre il suo unico parente viene fatto fuori subito dagli sceneggiatori per far partire il film) fa che “Big Hero 6” rimane nella tradizione Disney “per famiglie”: nei film non si vedono ma in sala sono quelli che hanno portato i loro pargoletti al cinema…

FRULLATA FINALE:  QUATTRO FRULLATORI

Fresco vincitore del premio Oscar 2015 per l’animazione (premio creato nel 2002 dall’academy per premiare i migliori prodotti del settore), “Big Hero 6” dimostra sia lo stato dell’arte dell’animazione digitale occidentale e che i tempi della “Città Incantata”, che vinse nel 2003, sono finiti. Il capolavoro di Takahata, “La Principessa Splendente”, forse troppo Giapponese per l’academy ma anche “Song Of The Sea” di Tomm Moore autore dello splendido “Story of Kells” sono perle rare offuscate sia dai tempi che cambiano che da multinazionali come Disney che hanno budget che fanno impallidire qualsiasi altro studio. Purtroppo in Disney dopo il flop de “La Principessa e il Ranocchio” ci saranno solo produzioni digitali e quindi l’animazione tradizionale diventerà qualcosa solo per vecchi appassionati o festival europei che non si arrendono all’evidenza. Anche Ghibli ha prodotto la sua prima serie tv in cel-shading (una tecnica che è ancora rozza rispetto a molte altre) di nome Ronja la pronipote di Heidi che oramai sta in fondo a qualche cassetto polveroso con le sue pecorelle che le fanno ciao. La speranza sta sempre magari in quei genitori che hanno vissuto quegli anni forse più ingenui ma con tanti personaggi che magari, potrebbero anche piacere a molti bambini persi in Peppa Pig. La nostalgia è soggettiva ma la fantasia deve essere di tutti, E se guardate bene l’orologio al muro della stanza di Hiro c’è Mazinga Z di Go Nagai e forse, dico forse, non tutto è perduto.

SHARE
Articolo precedenteLaura Tussi e Fabrizio Cracolici – Il dialogo per la pace
Articolo successivoFuturo? Quale futuro? – intervista con lo scrittore Italo Bonera
Gino Udina (Milano 1970) è uno scrittore italiano di Fumetti, Graphic Novels e Cinema. Nel 1993, a soli 23 anni, ha creato scritto e coordinato (per quattro anni) il fumetto di 94 pagine mensili in bianco e nero "DEMONHUNTER": la storia di un poliziotto che grazie a una pietra magica, fusa nella sua mano destra, poteva trasformarsi in un cacciatore di demoni (pubblicato dalla Xenia Edizioni). Dopo la chiusura della serie ha cominciato a collaborare con la Sergio Bonelli Editore scrivendo vari episodi di Martin Mystere e Nathan Never mentre coordinava un corso di scrittura creativa per il fumetto (lezioni base) alla scuola creativa "Magnolia Italia" dove ha organizzato anche incontri con autori e mostre di opere originali. Nel 2002 ha creato con Fabio Bono, artista per il mercato francese con titoli come "Confessions d'un Templier" (Soleil) e "Cathares" (Glénat),il fumetto per ragazzi "TAO" storia di un gruppo di avventurieri dello spazio che hanno trovato rifugio sulla Terra difendendo la loro nuova "madre patria" da tutti quelli che vorrebbero conquistarla e sottometterla. Parzialmente pubblicato dal "Messaggero dei Ragazzi" di Padova è ora in corso un adattamento a cartoni animati e una nuova edizione. Mentre collaborava come redattore e traduttore per altri editori ha partecipato nel 2010 all'impresa editoriale dell'editore francese "Editions Physalis" di mettere sul mercato una nuova collana hard boiled e con il disegnatore Salvatore Improda è stata creata "TIGRE BIANCA". Il primo episodio chiamato "L'Organizatsya" è uscito a Settembre 2012 e si tratta di un Polar (poliziesco-noir tipicamente francese) ambientato nel mondo della malavita russa. Ha anche scritto un film horror per il mercato americano dal titolo "HELLINGER", sponsorizzato dalla Troma Entertainment e disponibile sui negozi Amazon. Adesso sta scrivendo la conclusione di Tigre Bianca, un libro per ragazzi che uscirà nel 2014.

Lascia un commento

Scrivi un commento
Per favore inserisci qui il tuo nome

inserisci CAPTCHA *