Guido Lopez, investigatore ad interim della Questura di Milano, gioca a tennis con uno sconosciuto. Immediatamente dopo una deflagrazione enorme sconvolge la sua città, Milano. È esploso il Palazzo di Giustizia, fatto saltare in aria con una carica tale da polverizzarlo. E la polvere di marmo, infatti, aleggerà lungamente sulla città, intossicandola con le macerie di quella sostanza già altamente tossica che già era la giustizia italiana.
Inizia così, con un boato, il quarto e ultimo romanzo di Giuseppe Genna con protagonista Guido Lopez (dopo “Catrame”, “Nel nome di Ishmael” e “Non toccare la pelle del drago”). E prosegue con un’indagine sul filo del rasoio e con i minuti contati per scoprire le piste dell’attentato. Si pensa subito agli islamici, ma la soluzione sembra fin troppo scontata. E infatti Lopez, cercando di recuperare lo Schedario del Tribunale, un archivio che contiene alcuni dei documenti più segreti della storia italiana passata e presente, viene a conoscenza di torbidi indizi che lo porteranno a valutare una minaccia di ben maggiore entità: Grande Madre Rossa, progetto eversivo europeo, o forse solo italiano, che intende destabilizzare il mondo occidentale così come lo conosciamo e che agisce in nome di Ulrike Meihof.
Con uno stile colto ma molto efficace, e con una scorrevolezza insolita, Giuseppe Genna riesce ad appassionarci tanto all’indagine quanto al piano eversivo, con avversari che si sfiorano continuamente senza riuscire ad avere uno scontro diretto: da una parte i terroristi, con i loro ideali assoluti e un’ideologia nichilista; dall’altra gli apparati farraginosi e logori dello Stato, corrotto al limite del collasso, rappresentato in particolare da un Guido Lopez in transizione, servo del potere pieno di dubbi irrisolti ma senza il tempo per pensare. E lo fa con rara maestria, ponendo le basi per i romanzi che verranno, in particolare “Dies Irae” (forse il suo libro migliore) e “Italia De Profundis” e affondando la lama nel teatro di guitti che è il governo italiano, incapace di affrontare la situazione e di porre un freno alla letale azione di Grande Madre Rossa. Ma “tutto deve cambiare affinché nulla cambi”, e la risposta dell’Italia è quella passiva, attendista dell’ultimo trentennio, rassegnata e abituata al peggio, pronta a non reagire ad alcuna spinta di cambiamento.
Un romanzo amaro e lucidissimo e nello stesso tempo appassionante: un’opera d’intrattenimento intelligente, che non cede mai il passo all’indulgenza o a necessità commerciali ma che sa rendere, con sorprendente nitidezza, il carattere di una nazione anche in un’opera di finzione al cento per cento. Imperdibile per chi ancora abbia voglia di pensare e ricerchi nella lettura qualcosa di diverso da un blando anestetico per ammazzare il tempo.
Altre recensioni di libri di Giuseppe Genna:
Giuseppe Genna – Discorso fatto agli uomini dalla specie impermanente dei cammelli polari
Giuseppe Genna – Italia De Profundis