Doris Lessing – Il quinto figlio

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Harriet e David si incontrano a una festa aziendale e capiscono immediatamente di essere fatti l’uno per l’altra. Il fidanzamento è seguito dal matrimonio e dall’acquisto di un’imponente casa vittoriana fuori Londra, enorme come le loro aspettative verso il futuro: ciò che unicamente desiderano è avere una grande casa, una grande famiglia e almeno sei figli.
Per anni la loro vita sembra procedere esattamente come nel loro sogno, grazie anche al generoso contributo dei parenti che, attraverso aiuti materiali o economici, lo rendono possibile.
Poi, dopo quattro figli, proprio nel momento in cui la donna vorrebbe prendersi una pausa da tutto, imprevisto arriva un altro bambino. La gravidanza si dimostra da subito molto particolare: Harriet si incupisce, si immalinconisce e si sente sempre più sola, perché è l’unica a percepire all’interno del proprio corpo la stranezza di ciò che le sta capitando. David inizia ad apparirle più distante: le lacrime e l’infelicità non erano nel loro patto o nei loro programmi. Harriet è invece sempre più posseduta dall’inquietante simbiosi col bambino che sta crescendo, e sente con sgomento l’incredibile forza di quella creatura che le batte nel ventre e si muove dentro di lei come per distruggerla.

La famiglia e le persone attorno a lei si rifiutano di credere alle sue sensazioni, ma quando il bambino nasce, lei ne rimane sbigottita: lo trova strano, brutto, particolare. Sin dai suoi primi momenti di vita Ben, come verrà chiamato, si dimostrerà violento e aggressivo e sconvolgerà il paradiso di armonia della casa.
Il rifiuto nei confronti del bambino viene gradualmente riconosciuto anche dal resto della famiglia, fino a che David decide che Ben deve essere allontanato e internato in un istituto. Nonostante l’opposizione dei familiari, Harriet deciderà di riportarlo a casa, salvandolo da morte per maltrattamenti in quello che è in realtà un campo di sterminio per tutte le creature diverse, anomale e deformi che non trovano posto nelle vite della gente cosiddetta “normale”.
Harriet passerà il resto della sua vita, a cercare di capire chi sia la creatura che ha generato, convinta del fatto che possa essere un uomo venuto dalla preistoria o un alieno, un essere pericoloso e solitario, alla ricerca di qualcuno che gli assomigli.
Il romanzo di Doris Lessing è crudo e avvincente, e con lucidità scandaglia i sottintesi e le ipocrisie di una società innamorata di sé stessa, come Harriet e David lo sono del proprio sogno, sfatando il mito della maternità come realizzazione di ogni donna.
Come l’autrice stessa dichiara, l’idea su cui si basa la storia nasce dal tentativo di immaginare che cosa potrebbe succedere se, nel XX secolo, venisse al mondo una creatura di un’epoca diversa, un uomo primitivo, come Ben, per alcuni suoi comportamenti, sembra essere. Nel contesto in cui è inserita, la creatura si dimostra portatrice di cattiveria e malvagità, ma l’interrogativo che soggiace è se veramente e comunque certe sue caratteristiche siano davvero inaccettabili, o non dipendano piuttosto dal tempo e dalla società in cui si collocano.
Il romanzo ha il grande merito di suscitare ipotesi e generare dubbi. La questione principale, quella di cosa sia vero e cosa falso, non verrà mai risolta. Fino alla fine sarà impossibile capire se Ben sia veramente l’essere selvaggio che la famiglia vede in lui, o se, invece, sia semplicemente un figlio solo, non amato ed emarginato dai continui rifiuti.
La società che vediamo sullo sfondo si dimostra spietata come il suo primo nucleo di aggregazione, la famiglia, all’interno della quale la maternità stessa può essere fonte di crudeltà disarmanti.

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