Gore Vidal – La statua di sale

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La statua di sale è l’opera che impose il nome di Gore Vidal all’attenzione mondiale.

Jim e Bob sono amici e frequentano insieme l’ultimo anno di liceo, fino al giorno in cui l’amicizia si trasforma in qualcosa di più complesso, che si consuma durante un irripetibile fine settimana sul lago. In seguito le loro strade si dividono, ma a Jim rimane un unico pensiero in testa: ritrovare Bob, riallacciare con lui l’idillio interrotto anni prima ma mai dimenticato. Sicuro che anche Bob provi lo stesso sentimento, persegue senza sosta il proprio scopo, senza però rivelarlo apertamente, anzi nascondendolo nella ricerca della compagnia di altri uomini, in una sorta di odissea amorosa destinata a concludersi a New York, dove finalmente i due si incontrano di nuovo, e dove la storia vira improvvisamente verso un inaspettato e drammatico finale.

Un ottimo esempio di letteratura americana moderna, perfettamente costruito e reso in una prosa impeccabile: l’autore, nel 1948, dà un lettura dell’omosessualità maschile del tutto inedita a quel tempo, rendendo protagonisti della sua storia due ragazzi comuni, al di fuori dei cliché ghettizzanti, ma tutto sommato rassicuranti, a cui erano abituati i lettori dell’epoca e che ancora vengono proposti, seppur in misura minore.
Profondo e meditato lo scavo psicologico, tramite il quale l’autore fa emergere i personaggi; soprattutto quello di Jim, che a lungo fu creduto autobiografico, e che risulta una figura mossa solo dalla cecità dei propri intenti, spinto ad agire solo dalla certezza che i suoi sentimenti siano ricambiati: il dramma per lui non nasce dall’amore contrastato, ma dalla presa di coscienza che la situazione è diversa da quella da immaginata. Questa passione monopolizzatrice, questa esistenza cristallizzata con un solo scopo nella vita, mentre intorno a lui altre esistenze si sviluppano senza che quasi lui le noti, sono i veri temi cardine del libro, che spiegano la scelta del titolo italiano, più legato all’essenza del romanzo rispetto alla traduzione letterale, ma più incolore, dell’originale The City and the Pillar.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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