Georges Simenon – L’uomo che guardava passare i treni

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La psicologia oscura della normalità

La vita ordinaria e ordinata dell’olandese Kees Popinga, procuratore in una ditta di forniture navali, sposato e con due figli, viene sconvolta quando il suo principale, Julius De Coster Jr., prima di espatriare gli confessa una serie di frodi finanziarie nel suo lavoro. Guidato dall’ossessione per una donna, Popinga, dopo aver involontariamente commesso un delitto ad Amsterdam, intraprende una fuga autodistruttiva a Parigi che lo porterà a contatto con il mondo della malavita e a giocare una partita a scacchi con la legge, rappresentata dal commissario Lucas, o a incontri con scacchisti, prostitute, procaci partecipanti a feste di fine d’anno insidiate da pretendenti gelosi…

Il romanzo esplora la psicologia oscura di un uomo apparentemente normale, svelando i suoi desideri contorti e la sua crescente alienazione dalla società. Con una narrazione intensa e claustrofobica, Simenon crea un noir straordinario che ci immerge nella mente di un uomo comune in un momento straordinario della sua vita. Talmente straordinario da trasformare un borghese medio in un “deviante” e in un paria, “solo, assolutamente solo, solo contro il mondo intero”.

La genialità di Georges Simenon si manifesta nella sua capacità di mettere in scena un personaggio così complesso e ambiguo. Popinga è sì un uomo normale, ma è anche intriso di desideri oscuri, e la narrazione in terza persona immersa ci permette di entrare nella sua mente, di esplorare le sue motivazioni oscure e di comprendere il suo senso di alienazione e impotenza, in una deriva che lo porterà fatalmente alla beffa finale.
Il romanzo indaga anche il tema dell’identità e della maschera che indossiamo nella vita quotidiana, ma in maniera affatto diversa da Pirandello: Popinga è costretto a reinventarsi e a nascondere la sua vera identità mentre fugge dalla legge, portando alla luce domande sulla natura umana e sulla capacità dell’individuo di commettere azioni immorali quando spinto dalle circostanze, in un mondo in cui la normalità e l’assurdità si intrecciano in modi inaspettati.

Simenon crea un’atmosfera intensa e claustrofobica, in cui ogni pagina è pervasa da una crescente tensione. Il ritmo è incalzante, il ritratto di un uomo al limite è magistrale, e disturbante fino alla fine. Un capolavoro del genere noir che ci lascia con domande senza risposta, forse perché la natura oscura che l’autore è andato esplorando ci appartiene più di quanto saremmo disposti ad ammettere.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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