In un appartamento avvolto da un’atmosfera tetra, il commissario Tonio Buonocore si trova di fronte all’ennesimo mistero: la morte di Lucia Satriano, una vedova senza figli, che non accetta la sentenza senza speranza di una malattia incurabile, trovata con una pistola accanto a sé in un lago di sangue. L’ipotesi del suicidio sembra l’unica possibile, ma Buonocore ha parecchi dubbi. Che cosa nasconde il doloroso passato della vittima? Perché nessuno nel palazzo ha udito lo sparo? E che cosa rappresenta quel quadro enigmatico in camera da letto, La vestale dei morti?
Enrico Luceri si conferma un maestro del giallo classico, e il suo commissario Buonocore, testardo e intuitivo, è un personaggio affascinante, cui fa da corollario la collega Lina Garzya, stavolta meno presente del solito ma sempre ottima ed efficiente spalla anche contro lo scetticismo del sostituto procuratore Pierannunzi. Sarà indagando nel passato della vittima che arriveranno a fermare l’imprevedibile assassino.
Chiude il volume il racconto Un gusto un po’ amaro di cose perdute, in cui Buonocore si annoia durante una vacanza forzata a Sorrento, fatta per motivi di salute, e s’imbatte nell’omicidio di una giovane donna, il che gli permetterà di dedicarsi all’indagine con la complicità del maresciallo Masullo dei carabinieri, fino a scoprire l’oscuro segreto che sta dietro anche ad altre morti.
Il tempo corre piano è, come gli altri romanzi della serie, un must per gli appassionati di giallo, con le sue indagini articolate, il filo d’aquilone degli indizi che pende inafferrabile davanti agli occhi, i personaggi credibili e in qualche modo familiari, i colpi di scena ben preparati e gli assassini che non sono quasi mai malvagi fino in fondo, ma profondamente umani, a volte fin troppo, perché alla fin fine è proprio l’essere umani che conduce al delitto. Ça va sans dire, le due indagini ci tengono “incollati” alle pagine fino all’ultima parola, come dev’essere in ogni giallo che si rispetti.