Camilla Baresani – Un’estate fa

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Erica è una giornalista milanese che si occupa di recensire serie televisive. Erica è sposata con Giacomo, un veterinario specializzato in cavalli, con il quale da tempo trascina un matrimonio senza più alcun rilievo. Erica è amica di Gerardo, detto Gerry, suo quasi amico d’infanzia che ha fondato un’associazione per difendere i diritti dei padri separati. Erica ha un rapporto di amicizia molto singolare con Lazzari, l’onnisciente direttore del giornale per cui lavora, che sembra essere l’unica bussola della sua vita, l’unica persona che sappia indicarle una direzione. Erica si innamora di Arnaldo, produttore di documentari che sembra saper amare come nessun altro mai e senza risparmiarsi. Ma Arnaldo convive con la sua ex, Stella, Arnaldo vive alla giornata, però è affidabile, ma forse no, eppure…

La vicenda si snoda nel corso di un’estate narrata a distanza di un anno, quando, si presume, si è acquisito sufficiente distacco da poter parlare con obiettività di quanto è accaduto. Tutto, nel caso non si fosse capito, ruota intorno a Erica, durante quell’estate trascorsa tra Roma, Milano, Capalbio, Cortina e Venezia circondata da personaggi marginali del jet-set: esponenti di quell’Italietta mediocre che cerca di aggrapparsi alla fama degli altri per non ammettere il proprio fallimento, ìsia in campo umano che professionale; quell’Italietta che è sempre al centro dei pettegolezzi, mai degli eventi importanti, e che sacrifica se stessa pur di apparire.

Poteva essere un ritratto spietato e corrosivo, ma Camilla Baresani spreca la propria ironia e la propria arguzia in notazioni di poco conto, marginali come i suoi personaggi, e ci consegna un’opera radical chic priva di qualsiasi consistenza, fiacca e per niente incisiva, grondante banalità; perché il brillante stile dell’autrice, di una scorrevolezza ai limiti dell’impersonalità, non riesce a coprire il vuoto che sta dietro alle parole: nel ritrarre individui fatui che si credono profondi, si immedesima a tal punto nei propri personaggi da risultare identica a loro.
Il romanzo non approda a nulla: nel finale non ci vengono elargite scintillanti rivelazioni, ma tutto scivola nell’immensa mediocrità in cui, forse, l’autrice spera che noi ci riflettiamo. Finisce così ad imbastire 409 interminabili pagine tutt’altro che indelebili, bensì ripetitive e vacue. Proprio come i suoi personaggi: ansiosi di apparire ma totalmente incapaci di lasciarci una traccia di sé.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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