Il cielo è rosso

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1944. Nel quartiere povero di una cittadina di provincia Carla e Giulia, poco più che bambine,  vivono insieme alla nonna. Carla è forte, determinata e, nonostante la giovane età, spregiudicata; Giulia è dolce e timida, avendo sofferto l’abbandono da parte della madre.
Un giorno Carla chiede a Giulia di accompagnarla a incontrare Tullio, un diciassettenne del quale si è invaghita, eludendo la sorveglianza della nonna. Ma, mentre le due ragazzine sono in compagnia di Tullio, il quartiere viene bombardato.
Rimasti soli al mondo, i tre ragazzi si rifugiano in un palazzo pericolante di una zona non bonificata, dove cercano di sopravvivere: Carla si prostituisce, Tullio ruba e Giulia resta in casa ad occuparsi di Maria, un’altra orfanella. Al gruppo si aggiunge presto anche Daniele, ingaggiato dagli americani come aiuto meccanico, che si innamora di Giulia. Tuttavia la serenità ha breve durata.

Romanzo cupo, permeato da un pessimismo profondo, esprime un dolore forte, lancinante, e descrive un’umanità disperata, abbrutita, alla quale non sembra concessa via di scampo, così come ai protagonisti appare negata la giovinezza.
Lo stile di Berto, pur risultando crudo, ci incatena il lettore alle vicende dei personaggi, che meritano, tutti, una solidarietà dolente.
Opera poco nota tra quelle che parlano delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale, ma che proprio per questo merita di essere letta e riscoperta; anche perché si tratta di uno dei pochi romanzi “non schierati” politicamente: Giuseppe Berto preferisce concentrarsi prevalentemente sulla struggente storia che sta raccontando, senza peraltro tralasciare notazioni di carattere sociale e approfondimenti psicologici.

Nel 1950 ne trassero un film (Il cielo è rosso, diretto da Claudio Gora, sceneggiato dal regista con Cesare Zavattini, Leopoldo Trieste e lamberto Santilli e interpretato, fra gli altri, da Jacques Sernas, Marina Berti, Amedeo Trilli e Anna Maria Ferrero), piuttosto sgangherato in verità, incentrato soprattutto sulla figura di Daniele, ma la morale dell’epoca impose diversi cambiamenti alla trama, non ultimi l’innalzamento dell’età dei protagonisti e un finale di segno opposto a quello immaginato da Berto.

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