Come ti parlavo quando ti parlavo?
Con le parole
con i gesti
con gli sguardi.
A volte non ti parlavo
nemmeno
restavo in silenzio
eppure in quel silenzio
ti parlavo lo stesso,
ti parlavano le cose che facevo,
cose sempre divise in due:
una per me e una per te.
Non so se lo intuissi
ma eri la mia gioia
e la mia preoccupazione
ti parlavo senza parlare
e tu mi rispondevi
senza parlare
sbattendo gli occhi,
un su e giù di palpebre
che non aveva bisogno
di traduzione
era l’immediata comprensione
della lingua dei sogni
quando la si sogna,
che al mattino dopo
pensi: cosa mai avrà voluto dire?
Ma per noi non c’era mattino dopo
le giornate fluivano
senza catalogarsi senza scandire
giorno notte mattino pomeriggio sera.
Cosa è cambiato da quando non ti parlo?
C’era un prima e ora c’è un dopo
il dopo è lì senza parole
le poche rimaste sono annebbiate inermi
sono parole che una volta dette
s’infrangono nel vuoto
le nostre invece rimanevano accese
dipingevano i muri
illuminavano la notte
rischiaravano il mondo…
Come ti parlavo quando ti parlavo?
Semplicemente
come si parla all’amore.
(29/8/2024)