Natalie Diaz – Come fu creata la Via Lattea

0
393

Il mio fiume era indiviso un tempo. Era il Colorado. Rossa –
rapida alluvione. Capace di portare
   ogni cosa potesse infradiciare – in una furia selvaggia–
                               fino al Messico.
Ora è distrutto da quindici dighe
Oltre mille quattrocento cinquanta miglia,
tubi e pompe che riempiono
piscine e annaffiatoi
        a Los Angeles e a Las Vegas.
Per salvare i nostri pesci, li sollevammo dagli alvei dei fiumi scheletrici,
li liberammo nei nostri cieli e ne facemmo astri
          ‘Achii ‘ahan, salmone Mojave,
                Luccio del Colorado,
brillano nella volta, ricolmi di stelle.
Li puoi osservare,
         divino-enormi, dai profili d’oro e verde
                          il ventre e il petto di un bianco lunare
farsi strada, veloci, nelle ore più buie
e increspare l’acqua del cielo zaffiro in un percorso cosmico.
La scia opaca che trascinano mentre percorrono il sentiero
tra il cielo notturno è chiamata
       ‘Achii ‘ahan nyuunye –
                  Via Lattea nella nostra lingua.
C’è anche Coyote lassù, accoccolato nella luna
Dopo il suo tentativo fallito di scavalcarla, la rete da pesca fradicia
            E vuota, appoggiata alla schiena –
                Un prigioniero triste che sogna
Di estrarre la pelle setosa del salmone coi denti.
Oh, la debolezza di ogni bocca
       Mentre si abbandona all’universo
                  Di un corpo dolce-latteo.
Cosi come la mia bocca sogna d’avere sete
Dei lunghi sentieri del desiderio, delle strade da centomila anni luce
Della tua gola e delle tue cosce.


Poesia tratta dalla silloge di Natalie Diaz Postcolonial Love Poem (2020), vincitrice del Premio Pulitzer 2021.
Traduzione di Simone Maria Bonin
Poesia scelta da Emilia Mirazchiyska

SHARE
Articolo precedenteIrène Némirovsky – David Golder
Articolo successivoVitaliano Trevisan – Un mondo meraviglioso
Natalie Diaz è nata nel villaggio indiano di Fort Mojave a Needles, in California. È Mojave ed è membro iscritto alla comunità indiana Gila River. Si è laureata alla Old Dominion University, dove ha ricevuto una borsa di studio completa per l'atletica. Diaz ha giocato a basket da professionista in Europa e in Asia prima di tornare all'Old Dominion per conseguire un MFA. È autrice delle raccolte di poesia “Postcolonial Love Poem” (2020), vincitrice del Premio Pulitzer, e “When My Brother Was an Aztec” (2012), che il recensore del New York Times Eric McHenry ha descritto come un "ambizioso... bellissimo libro". I suoi altri riconoscimenti e premi includono il Nimrod/Hardman Pablo Neruda Prize for Poetry, il Louis Untermeyer Scholarship in Poetry da Bread Loaf, il Narrative Poetry Prize, e un Lannan Literary Fellowship. Diaz vive nella Mohave Valley, Arizona, dove ha lavorato con gli ultimi parlanti la lingua Mojave e ha diretto un programma di rivitalizzazione della lingua stessa. In un'intervista alla PBS, ha parlato della connessione tra scrittura ed esperienza: "per me scrivere è una specie di modo per esplorare perché voglio le cose e perché ho paura delle cose e perché mi preoccupo delle cose. E per me, tutte queste cose rappresentano una sorta di fame che deriva dall'essere cresciuta in un posto come questo".

Lascia un commento

Scrivi un commento
Per favore inserisci qui il tuo nome

inserisci CAPTCHA *