Il mio fiume era indiviso un tempo. Era il Colorado. Rossa –
rapida alluvione. Capace di portare
ogni cosa potesse infradiciare – in una furia selvaggia–
fino al Messico.
Ora è distrutto da quindici dighe
Oltre mille quattrocento cinquanta miglia,
tubi e pompe che riempiono
piscine e annaffiatoi
a Los Angeles e a Las Vegas.
Per salvare i nostri pesci, li sollevammo dagli alvei dei fiumi scheletrici,
li liberammo nei nostri cieli e ne facemmo astri
‘Achii ‘ahan, salmone Mojave,
Luccio del Colorado,
brillano nella volta, ricolmi di stelle.
Li puoi osservare,
divino-enormi, dai profili d’oro e verde
il ventre e il petto di un bianco lunare
farsi strada, veloci, nelle ore più buie
e increspare l’acqua del cielo zaffiro in un percorso cosmico.
La scia opaca che trascinano mentre percorrono il sentiero
tra il cielo notturno è chiamata
‘Achii ‘ahan nyuunye –
Via Lattea nella nostra lingua.
C’è anche Coyote lassù, accoccolato nella luna
Dopo il suo tentativo fallito di scavalcarla, la rete da pesca fradicia
E vuota, appoggiata alla schiena –
Un prigioniero triste che sogna
Di estrarre la pelle setosa del salmone coi denti.
Oh, la debolezza di ogni bocca
Mentre si abbandona all’universo
Di un corpo dolce-latteo.
Cosi come la mia bocca sogna d’avere sete
Dei lunghi sentieri del desiderio, delle strade da centomila anni luce
Della tua gola e delle tue cosce.
Poesia tratta dalla silloge di Natalie Diaz Postcolonial Love Poem (2020), vincitrice del Premio Pulitzer 2021.
Traduzione di Simone Maria Bonin
Poesia scelta da Emilia Mirazchiyska