Le disavventure di un colono italiano
In un’Africa surreale e priva di ogni esotismo un tenente dell’esercito italiano vaga alla ricerca di un medico, guidato dal mal di denti. Si allontana dal campo, rimane solo, si perde… Hanno inizio così, per caso, le sue disavventure. Prima si convince di aver contratto la lebbra, poi fugge certo di essere ricercato per tentato omicidio, infine si trasforma in ladro e maldestro attentatore.
Tempo di uccidere, primo vincitore del Premio Strega nel 1947, non è solo un’intensa allegoria della guerra, messa a nudo con ironica crudeltà, ma una proiezione ferocemente realistica di quello che poteva essere un colono italiano negli anni Trenta: alle macchiettistiche e bonarie rappresentazioni dei soldati italiani “brava gente” e al tronfio italico conquistatore di pulzelle poco più che bambine (leggasi Montanelli), Ennio Flaiano contrappone una maggioranza silenziosa: quella della media borghesia pronta a tutto pur di difendere la propria reputazioncella. Così, quasi con lo stesso stupore di Gregor Samsa quando si sveglia trasformato in un enorme insetto, il protagonista inizia il racconto dicendo: Ero meravigliato di essere vivo, ma stanco di aspettare soccorsi.