L’indigeribilità dei libri cattivi
Pasticcio di cliché intellettualistici in salsa parigino-giapponese, questo romanzo narra dell’inverosimile riscatto di una tristissima portinaia, grazie all’aiuto di un saggio inquilino del Sol Levante e di una tredicenne aspirante suicida. Il finale è di una maestosa banalità. In tempi non sospetti Francesco Guccini aveva cantato, con altri fini: “Come in un libro scritto male/Lui si era ucciso per Natale”. Parole che, a distanza di anni, sembrano stilate apposta per questo romanzo. (MC)