Un’ironia quasi disperata
La recente scomparsa del premio Pulitzer Philip Roth, acclamato come il più importante scrittore americano contemporaneo, ha portato molti lettori davanti agli scaffali che in libreria contengono le sue opere; ma da dove cominciare? Lo abbiamo chiesto a Francesco Samarini, ricercatore di letteratura italiana presso l’Università dell’Indiana, dove si occupa esattamente della ricezione di Roth in Italia.
Ci ha consigliato di iniziare dal Lamento di Portnoy, perché è una lettura alla portata di tutti, in quanto breve e divertente, e perché, nonostante sia uno dei suoi primi libri, contiene già in nuce quello sguardo penetrante sulla realtà e quella forma maniacale che caratterizzeranno l’intera poetica dello scrittore, la quale – ci dice Samarini – si esprime attraverso un’ironia quasi disperata, costringendo chi legge a muovere un passo in più rispetto al solo divertimento.
Il protagonista di questo romanzo, Alex Portnoy, ripercorre con l’analista la propria esistenza a partire dalla famiglia ebraica. Quel che gli interessa più di tutto, però, è il sesso: dopo un’adolescenza trascorsa chiuso in bagno, Alex si butta in una relazione dietro l’altra, sempre con ragazze non ebree, quasi che penetrandole possa varcarne anche l’ambiente sociale.