Il ritratto di Dorian Gray è una storia che la maggior parte delle persone conosce o per sentito dire, o grazie ai film che ne sono stati tratti. Molti però non sanno che all’interno di questo libro vi è un’altra opera che ha segnato un punto di svolta nel mondo della letteratura e dell’arte in generale: la prefazione. Realizzata qualche mese dopo l’uscita del libro, venne pubblicata tra le pagine di The fortnightly Review come giustificazione alle numerose critiche al Ritratto. Oggi è considerata il manifesto dell’ Estetismo.
Frasi decise, parole ben scelte; il messaggio è chiaro: l’arte non dev’essere soggetta ad alcuna morale. L’artista non è più visto come una guida verso valori più alti, ma come un semplice messaggero che trasporta emozioni.
L’arte in verità non rispecchia la vita, ma lo spettatore. Vi è un distacco totale dal Realismo, dall’idea che l’arte debba rappresentare la realtà. La vita è una costante: ciò che cambia è il modo di interpretarla, e l’interpretazione è data dalla sensibilità dell’uomo. Solo grazie a questa si può fare arte.
Tutta l’arte è completamente inutile. Ebbene sì. Con l’arte non si impara a cucinare, non si impara a costruire case, non si nutre il nostro corpo. Eppure esiste. Deve esistere. Perché l’animo umano necessita di esprimersi attraverso una forma che non sia vincolata dall’etica. E quella forma è proprio l’arte.
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