Grazie ad un buon successo finanziario, Ned e sua moglie Mary si trasferiscono in una magione isolata del Devonshire, con l’intento di dedicarsi interamente alle loro passioni: lei alla pittura e al giardinaggio, lui alla scrittura del suo libro Fondamenti economici della cultura. Pare che la casa sia infestata da un fantasma ma, come li informa l’amica Alida Stair, non è possibile riconoscere la presenza come tale: la si riconoscerà soltanto… dopo. Molto, molto dopo.
Tutto sembra procedere per il meglio, ma Ned si fa via via sempre più inquieto, e nasconde a Mary un segreto che potrebbe mettere in discussione il loro benessere e la loro felicità.
Grazie a una scrittura limpida e lineare, Edith Wharton ci trasporta con delicatezza fino ai limiti del soprannaturale, dove distinguere realtà e suggestione è più difficile per i lettori che per i protagonisti; e il male, un male sottile, s’insinua piano piano, come quando si sottovalutano i sintomi di una malattia. Al pari di Henry James, la scrittrice americana ci regala una storia di fantasmi estremamente originale, che riesce a strapparci brividi perturbanti anche quando si è già intuito come la vicenda andrà a finire. Perché i fantasmi possono scaturire dalla cattiva coscienza, e manifestarsi non per l’appartenenza ad un luogo, ma a causa del luogo stesso.