Dimmi di te è l’ennesimo esercizio di finto intimismo che si spaccia per grande letteratura. Il libro è un susseguirsi di riflessioni banali, già sentite mille volte, servite con quell’aria di profonda rivelazione che affascina solo i lettori meno esigenti. La narrazione è piatta, priva di reale introspezione, e si regge su luoghi comuni travestiti da illuminazioni esistenziali.
Gamberale sembra riproporre la solita ricetta: frasi pseudo-profonde, qualche aneddoto personale e un tono confidenziale (a partire dal titolo) che dà l’illusione di un dialogo autentico con i lettori. Ma sotto la superficie non c’è nulla di veramente originale o stimolante.
Consigliato a chi si accontenta di emozioni facili e predigerite e a chi confonde la semplicità con la profondità.
Un’opera che conferma come il mercato premi spesso autori mediocri, capaci solo di alimentare la comfort zone letteraria di chi non osa chiedere di più. Nemmeno a se stesso.