L’indecenza dell’amore
È incredibile come un uomo possa mettersi nei panni di una donna con l’efficacia di Gilles Leroy.
Leggendo questa biografia romanzata di Zelda, scrittrice e accidentalmente compagna e sposa di un mostro sacro della letteratura americana quale Scott Fitzgerald, ci troviamo subito immersi in un vibrante e struggente assolo dell’età d’oro del jazz.
Un libro dedicato alla scrittura, agli scrittori, alla febbre e alla pazzia che divampano quando non si riesce a fare a meno di scrivere. Un inno all’amore sensuale, sentimento assoluto che può portare a essere ripudiati dai familiari. Una lucida riflessione sui sentimenti che animano chi ha perduto un amore, magistralmente riassunti dalla protagonista: “Le persone che si amano sono sempre indecenti. E per chi ha perso l’amore, guardare gli amanti è una tortura da respingere sputandoci sopra o deridendola”.
Zelda è soprattutto un manifesto femminile che viene strappato, per l’ennesima volta, di nascosto dal mondo; l’archetipo della donna creativa alla quale viene negato il diritto di espressione.
Un libro che si nutre della disperazione, fino alla fine tra le fiamme del manicomio in cui venne confinata e sconfitta la protagonista di questo rilucente ritratto.