Rivedere Carmen Villani

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Il tempo è galantuomo. A distanza di quarantacinque anni dai fuochi e fulmini della censura, rivediamo Carmen Villani in prima serata grazie a Cine 34, in due film storici – per quanto si possa definire storica la commedia sexy – come La supplente (1975) di Guido Leoni e La supplente va in città (1979) di Vittorio De Sisti.

La supplente è pura commedia scolastica, scritta e sceneggiata dal regista insieme a Sandro Leoni, fotografata da Romolo Garroni e montata da Angelo Curi. Le musiche frizzanti sono di Renato Rascel, le scenografie di Luciano Vincenti; produce Summit, distribuisce Euro International Film.
Carmen Villani è la professoressa Loredana Cataluzzi; accanto a lei la sensuale sorellina Dayle Haddon, un imbranato innamorato come Eligio Zamara, le studentesse Gloria Pindemonte e Ilona Staller (prima del porno si faceva chiamare Elena Mercury), il professore di ginnastica Carlo Giuffrè, il bidello Gastone Pescucci, la vecchia insegnante Giusi Raspani Dandolo e altri caratteristi.
Il film non è molto spinto: la Villani si spoglia poco, lascia l’ingrato compito alla disinibita Dayle Haddon, ma anche alle studentesse Ilona Staller e Gloria Pindemonte, in una rapida sequenza di (gradito) assalto erotico a un compagno di scuola. La storia racconta le gesta erotico-scolastiche della giovane supplente Cataluzzi, chiamata a sostituire la vecchia professoressa Scipioni. Il ruolo di supplente sexy interpretato da Carmen Villani è costruito imitando la Fenech de L’insegnante di Nando Cicero e saccheggiando gli intrighi narrativi de La liceale di Michele Massimo Tarantini, interpretato da Gloria Guida. La presenza di Carlo Giuffrè rende la commedia piacevole e divertente: il bravo comico napoletano è un aitante professore di ginnastica che se la fa con la supplente ma poi cede il passo di fronte al più giovane Stefano (Eligio Zamara). Dayle Haddon, nei panni della sorella della supplente, va oltre i limiti del consentito e fa vedere tutto quello che la Villani tiene nascosto.
Il film riscuote un grande successo di pubblico – la commedia erotica di ambientazione scolastica va forte e ammirare seminuda la cantante Carmen Villani stuzzica la fantasia dei ragazzini.
Guido Leoni ci prova anche con Sabina Ciuffini, nota per essere assistente televisiva di Mike Bongiorno nella popolare trasmissione Rischiatutto. La pellicola fa un po’ di scandalo (Oh, mia bella matrigna!), ma la giovane valletta televisiva non possiede il carisma erotico della Villani. Sabina Ciuffini è impacciata, fuori ruolo, non sa esibirsi nuda sulla scena, soprattutto non è tagliata per recitare.

La supplente va in città (1979) è una commedia sexy di Vittorio De Sisti che dirige Carmen Villani e tenta di bissare il successo de La supplente, ma non ci riesce. Lo spettatore si sente preso in giro perché il titolo non c’entra niente con la storia e serve soltanto a evocare nell’immaginario il vecchio film di Guido Leoni. In Spagna il titolo è più calzante: De craida a señora, anche perché la storia è tratta dalla commedia Da serva a padrona. Il soggetto è di Domenico Calandruccio e Roberto Natale, alla sceneggiatura collaborano Vittorio De Sisti, Jaime Comas e Paolo Mercuri. La fotografia è di Raul Perez Cubero, le musiche sono di Stelvio Cipriani, il montaggio di Anita Cacciolati e Vittorio De Sisti, le scenografie di Perez Cubero. Produzione italo – spagnola.
Il finto sequel de La supplente è la storia della Villani che arriva a Roma, si vendica con il fidanzato che non vuole sposarla, lo fa andare in galera fingendo una violenza carnale, si fa assumere come cameriera e diventa padrona della situazione, prende come marito il figlio del padrone di casa e utilizza il bel fidanzato come amante. Alla fine diventa la padrona di casa e con le sue capacità gestisce un avviato negozio di vestiti che la famiglia stava mandando in malora.
Il film è piuttosto spinto, ma non così comico, ed è l’ultima esperienza di Carmen Villani nel cinema italiano, un mesto canto del cigno per un’attrice bella e maliziosa che si è fatta imbrigliare in un cliché. Vittorio De Sisti cita un suo precedente film (Rock’n roll, 1978), girato a imitazione de La febbre del sabato sera e di Grease, perché il fidanzato della Villani è un meccanico-ballerino.
De Sisti conclude la carriera dirigendo per la televisione alcune serie di successo come Casa Cecilia (1982), Sei delitti per padre Brown (1987) e Il ricatto 2- Bambini nell’ombra (1991).

Nel corso della sua carriera Carmen Villani viene diretta soprattutto dal marito – Mauro Ivaldi – che la lancia con Anima mia (1973) e L’amica di mia madre (1974), prima che la cantante modenese finisca nelle mani di Guido Leoni, per poi tornare sotto la guida del marito nel cult Ecco lingua d’argento (1976) e nei successivi Grazie tante e arrivederci (1977) e L’anello matrimoniale (1978). Altri film interessanti: Lettomania (1976) e Passi furtivi in una notte buia (1976), entrambi di Vincenzo Rigo, e La signora ha fatto il pieno di Juan Bosch (1977). Carmen Villani interpreta quattro pellicole per la televisione spagnola, prima Lady Lucifera (1980) di José Larraz, quindi tre lavori del marito: Los lios de Estefania (1983), La casada divertida (1983) e Una spia enamorada (1983). Sono commedie classiche mai uscite in Italia; la serie doveva continuare fino a dieci, ma Ivaldi venne chiamato a Los Angeles per girare il primo film americano. Purtroppo la sua morte improvvisa infrange molti sogni e fa interrompere la carriera artistica di Carmen Villani, che fa perdere le proprie tracce.

Carmen Villani confida a Manlio Gomarasca e Davide Pulici – intervistata per 99 Donne – che odia veder pubblicati i fotogrammi erotici dei suoi film: sono immagini da vedere in movimento e collegate al resto della pellicola, fuori dal contesto possono risultare volgari anche cose che non lo sono. Il suo film che più ama invece è una pellicola per noi introvabile, uscita solo in Spagna ma che fece un grande incasso: Lady Lucifera, storia esilarante di una famiglia di diavoli. La Villani non è mai imbarazzata quando il marito dirige scene erotiche, perché si tratta di finzione e i suoi film non sono così spinti come spesso i titoli vogliono far apparire.

L’immagine di Carmen Villani resta nel nostro immaginario come quella di Andrea vestita da kapò nazista con un provocante sigaro in bocca sulle locandine di Ecco lingua d’argento. Non è vero, come pensano molti, che la filmografia della Villani sia più erotica rispetto alla produzione di genere dell’epoca. Sono leggende messe in giro ad arte che lo fanno pensare, pure se pellicole come Lingua d’argento e La signora ha fatto il pieno hanno qualche problema con la censura. Carmen Villani resta l’attrice più ruspante del filone, la meno costruita; non è vero che recita in modo poco espressivo, come scrivono i detrattori. La Villani incarna il modello perfetto della ragazza schietta, frizzante, genuina e ironica che non si scandalizza di nessuna situazione morbosa. Grazie, Cine 34, di avercela fatta rivedere.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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