Pane e cioccolata

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1963

Franco Brusati (Milano 1922, Roma 1993) è un regista interessante quanto anomalo del nostro panorama cinematografico, proprio per questo difficilmente classificabile. Dopo gli studi giuridico – politici compiuti a Milano, fa il giornalista, si trasferisce a Roma, si dedica al cinema come aiuto di Renato Castellani e sceneggiatore di Rossellini, Emmer, Camerini, Lattuada e Zeffirelli (Romeo e Giulietta). Debutta alla regia adattando il romanzo di Alfredo Panzini, Il padrone sono me (1955), sul declino di una famiglia borghese ai primi del Novecento. Titoli successivi: Il disordine (1961), feroce attacco contro la borghesia milanese, Tenderly (1968), I tulipani di Harlem (1969) – due film sofisticati e ben confezionati ma sostanzialmente irrisolti -; Pane e cioccolata (1973), il suo capolavoro; Dimenticare Venezia (1979), Il buon soldato (1982) – altri due lavori esteticamente perfetti che ricercano soprattutto l’elemento figurativo. Brusati lascia il cinema con Lo zio indegno (1989), commedia di caratteri molto sopra le righe interpretata da Gassman e Giannini. Brusati è autore colto e ispirato, fuori dal coro, incurante delle mode, attivo anche come drammaturgo.

Pane e cioccolata è un film modernissimo a tema emigrazione, uno dei migliori lavori interpretati da Nino Manfredi – co-sceneggiatore insieme a Brusati (soggetto) e Fiastri -, considerato uno dei 100 film italiani da salvare. Brusati si tiene in bilico in maniera felice – oserei dire geniale – tra commedia amara e dramma esistenziale. Non facile il rapporto tra regista, sceneggiatrice e Manfredi – che pretende un posto tra gli autori per le modifiche apportate al personaggio -, anche se poi la scelta si rivela felice, il regista avrebbe voluto Ugo Tognazzi. Il tema base del film è la difficoltà a integrarsi che incontra un italiano nella Svizzera tedesca degli anni Settanta, tra diffidenze e luoghi comuni, disprezzo e arroganza. Pane e cioccolata è un atto di accusa contro tutte le discriminazioni, attuale ancora adesso, a parti invertite, oggi che gli emigranti non siamo noi, ma subiamo con supponente senso di fastidio l’emigrazione di altri popoli.

Nino Manfredi è Giovanni Garofoli, un cameriere ciociaro che da tre anni cerca lavoro fisso in Svizzera, ma quando viene assunto in prova da un grande ristorante il fato gioca contro di lui. Prima assiste a un orrendo delitto in un parco, poi viene accusato di atti osceni in luogo pubblico, quindi è licenziato dal posto sicuro. Nino resta in Svizzera da clandestino, incontra Elena (Karina), un’esule greca in fuga dal regime dei colonnelli, stringe un buon rapporto con lei e con il figlio. Cerca rifugio da un miliardario in fuga (Dorelli) che ha lasciato l’Italia mettendo sul lastrico famiglie di operai, ma quando gli affida i suoi risparmi il ricco imprenditore in bancarotta muore suicida. Brusati stigmatizza con tratti grotteschi – persino surreali – la grama esistenza di alcuni emigrati clandestini italiani che vivono in un pollaio e si divertono a spiare la vita agiata dei padroni. L’atto estremo di Manfredi è quello di integrarsi nel modo peggiore, tingendosi i capelli di biondo, parlando tedesco e rinnegando le proprie origini. Una partita della nazionale italiana contro la Svizzera seguita al bar da tifoso finisce per tradirlo. Finale indeciso che mostra il nostro emigrato prima arrendersi e prendere un treno per tornare in patria, quindi – dopo aver sentito alcuni compatrioti intonare l’ennesima canzone consolatoria – fermare il treno sotto il Traforo del Sempione, decidendo di tornare indietro e restare a combattere fino in fondo la sua battaglia.

Film restaurato dalla Cineteca Nazionale di Bologna, pubblicato in DVD e Blu Ray da CG Entertainment e Lucky Red. Un capolavoro del cinema italiano che non invecchia mai. Punto di forza in una narrazione scorrevole e leggera, da commedia, pur presentando tratti amari e persino drammatici. Abbiamo l’emigrante lontano dalla famiglia che non riesce ad ambientarsi in un paese ostile, che trova rifugio solo in altri come lui, siano greci o spagnoli, persino turchi o altri italiani in fuga. Un film che piace a critica e pubblico, vince l’Orso d’Argento a Berlino, viene persino distribuito negli Stati Uniti, un lavoro che rappresenta l’apice della produzione d’autore di Brusati. Commedia impegnata civilmente, contro tutti i luoghi comuni, persino contro quello dell’italiano chitarra e mandolino e del canta che ti passa. Manfredi rappresenta l’italiano che vorrebbe cambiare le cose, lottare per trovare il suo posto nella vita, non cantare per ricordare e per consolarsi.

Brusati gira con grande abilità e sapienza tecnica una storia originale, a base di piani sequenza, primissimi piani e brevi zumate. Tovoli fotografa con freddezza una Svizzera ostile e rancorosa, tra paesaggi lacustri, città grigie e montagne. Morra è autore di un montaggio privo di tempi morti. Ottima colonna sonora originale di Patucchi che pesca molto nella musica popolare tanto amata dagli emigranti. Brusati scrive un pezzo dedicato a Milano: Odor di nebbia, musicato da Patucchi. L’uomo non è de legno, cantata da Manfredi, invece, è di Iaia Fiastri. Attori molto bravi, anche se quasi tutto il film poggia sulle forti spalle di Manfredi, unico personaggio approfondito psicologicamente. Ricordiamo un buon Dorelli imprenditore in crisi e una valida Karina nei panni della greca in fuga dal regime, innamorata del suo italiano. Altre presenze minori fanno il loro mestiere con diligenza, da Barra cameriere turco, a Cimarosa nei panni di una finta donna che improvvisa uno spettacolino per emigranti. Brusati realizza un film sulla vita quotidiana, ispirandosi alla realtà, seguendo con ironia e sarcasmo, ma anche con partecipe pietas umana, il destino degli emigranti in un paese che li respinge. Ben calibrato tra grottesco e realismo, umorismo e dramma, resta una pietra miliare del cinema italiano.

Regia: Franco Brusati. Soggetto: Franco Brusati. Sceneggiatura: Franco Brusati, Iaia Fiastri, Nino Manfredi. Fotografia: Luciano Tovoli. Montaggio: Mario Morra. Scenografia: Luigi Scaccianoce. Costumi: Guido Patrizio. Musiche Originali: Daniele Patucchi (composte e dirette). Edizioni Musicali: Cintercore Music Company (Londra). Direttore di Produzione: Paolo De Andreis. Organizzatore Generale: Alfredo Mirabile. Arredatore: Bruno Cesari. Aiuto Scenografo: Paolo Biagetti. Aiuto Regista: Rinaldo Ricci. Assistente alla Regia: Francesco Lessona. Operatori di Macchina: Romano Albani, Michele Cristiani. Fonico: Claudio Maielli. Produttore esecutivo: Turi Vasile. Produttore: Maurizio Lodi – Fe’. Casa di Produzione: Verona Produzione srl. Teatri di Posa: Studi Dear (Roma). Colore: Technospes. Titoli e Truke: Biamonte Cinegroup. Canzoni Orchestrate e Dirette da Daniele Patucchi: Sekt Mit Sugar (G. Patrizio – D. Patucchi, canta Guido Patrizio), Odor di nebbia (F. Brusati – D. Patucchi), Simmo e napule paisa’ (G. Fiorelli – N. Valente), Torna a Surriento (G. B. De Curtis). Canzoni Orchestrate e Dirette da Ugo Calise: Buongiorno a te (I. Fiastri – U. Calise), L’uomo non è di legno (I. Fiastri – U. Calise). La Serenata di Haydn e la Sonata in do K 545 di Mozart sono state elaborate da Daniele Patucchi. Sinfonia n. 1 in do maggiore di Georges Bizet andante adagio eseguito dalla Orchestra nazionale della O.R.T. F. diretta da Jean Martinon. Sonorizzazione: C.D.S. Roma. Mixage: Franco Bassi, Lino Messina. Interpreti: Nino Manfredi, Johnny Dorelli, Anna Karina, Paolo Turco, Ugo D’Alessio, Tano Cimarosa, Gianfranco Barra, Giorgio Cerioni, Francesco D’Adda, Geoffrey Copplestone, Federico Scrobogna, Max Delys, Umberto Raho, Nelide Giammarco, Manfred Freyberger, Ciro Elias, Licia Farre, Giorgio Dolfin, Patrizia Giammei, Giacomo Rizzo.

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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