Blade Runner

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Blade Runner è un lungometraggio fantascientifico del 1982 di Ridley Scott, noto per aver diretto Alien (1979) pochi anni prima, e svariati film successivi tra cui Thelma & Louise (1991) e Il gladiatore (2000). All’uscita, la pellicola ottiene risultati poco soddisfacenti al botteghino e divide pubblico e critica tra chi ne ammira lo stile innovativo e chi lo ritiene eccessivamente lento. Con il tempo, diventa un cult nella storia del cinema fantascientifico, e un punto di riferimento per i seguenti film dello stesso genere.

In un distopico 2019 i replicanti, androidi sempre più simili all’uomo, lavorano come schiavi nelle colonie extraterrestri. Quando quattro di loro appartenenti all’ultima generazione, Nexus 6, fuggono raggiungendo la Terra, Rick Deckard (Harrison Ford), ex poliziotto dell’unità Blade Runner, riceve l’incarico di scovarli e abbatterli. Prima di braccare i fuggitivi, il protagonista esegue un test per distinguere gli umani dagli androidi su un Nexus 6, Rachael, che crede di essere umana. Da questo incontro si insinuano in Rick riflessioni sul rapporto tra uomini e replicanti e sulle loro, ormai sottili, differenze. Pur proseguendo nella missione, e sebbene gli androidi si mostrino violenti e pericolosamente intelligenti, Deckard si sente spogliato di ogni convinzione quando affronta il leader dei fuggitivi (Rutger Hauer) e assiste al suo celebre monologo esistenziale.

Le immagini di Blade Runner descrivono magnificamente un mondo distopico ideale, portando alla luce il marcio di un futuro sbagliato. Los Angeles è dominata da altissimi e fitti grattacieli, che trasmettono ininterrottamente spot pubblicitari, illuminando le notti con intermittenti e fredde luci. Non si scorgono né piante, né animali (se non finti), e i bassifondi della città appaiono umidi, sudici e costellati di bar rozzi, dall’aria esotica e decadente.
L’inizio della pellicola ha una ritmo incalzante, che sembra presagire un crescendo d’azione, per poi sorprenderci, o deluderci, con una brusca frenata. È con questa inaspettata andatura che il film prosegue, dando maggiore enfasi alle silenziose tragedie di quella distopia: l’incurabile solitudine degli uomini sulla terra, abbandonati come giocattoli rotti, la resa in schiavitù di un popolo ormai pressoché umano e l’incertezza dei personaggi sulla natura del proprio essere.

Blade Runner è un opera visionaria, un indispensabile ibrido tra passato e presente che innova il genere fantascientifico, ed è tuttora capace di affascinare e, al contempo, disorientare.
Imprescindibile.

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Nata nel 1996 all’Isola D’Elba, Irene Pasotto rimane fortemente legata alla Toscana e ai paesaggi mediterranei, che ama ritrarre dilettantisticamente in foto e dipinti. Laureata in Comunicazione e Società all’Università degli Studi di Milano, vi sta conseguendo anche il titolo magistrale in Corporate Communication. Grazie ai suoi studi pre-universitari e all’esperienza di vita in Germania, che ha caratterizzato gli anni della sua infanzia, parla fluentemente inglese e tedesco. Ha inoltre studiato per cinque anni lingua e letteratura cinese al Liceo linguistico Alessandro Manzoni. Nel tempo libero pratica tennis, yoga e ama immergersi nel mondo delle serie tv, con una predilezione per gli scenari distopici come fonte di evasione dalla quotidianità e di riflessione sulla società spinta ai suoi estremi. Libro preferito: "1984" di George Orwell.

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