L’uomo d’acciaio

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In un mondo senza eroi la S di Superman è un simbolo di speranza, quella di non essere soli nell’universo. Che da lassù arriverà qualcuno pronto a sacrificarsi per salvare la razza umana.

Quando nel Giugno del 1938 apparve nelle edicole il numero uno di “Action Comics” con in copertina un personaggio chiamato “Superman” creato da due giovani artisti, Jerry Siegel (testi) e Joe Shuster (disegni), ispirato alla tradizione pulp di quegli anni (The Shadow, Doc Savage, The Phantom) e forse anche a uomini popolari come il pugile Primo Carnera, non potevano certo immaginare che la loro opera, rimasta per anni senza un editore per essere infine pubblicata dalla National ora DC Comics (gruppo Time Warner), sarebbe divenuta un classico.

Superman icona pop e simbolo per un’America che da lì a poco sarebbe stata chiamata a combattere in Europa la grande minaccia Nazista. Joseph Goebbles, il ministro della propaganda di Hitler, detestava “l’ebreo” Superman. Il fascismo disprezzava i fumetti (l’uso di didascalie in endecasillabi nei fumetti al posto dei balloon fu un’invenzione fascista) e lo aveva rinominato “Ciclone”. Anche Frank Miller nel suo famoso fumetto “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” (1986) non amava Superman perché rappresentava la cieca obbedienza a un potere che aveva messo al bando i supereroi. Perché questo “Figlio delle Stelle”, giunto non per dominarci ma per lottare con noi, divide così tanto?! Per ragioni molto umane: temere l’ignoto; voler essere gli unici a vincere sulla natura e di non sopportare l’idea di uno straniero che ci ricordi cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Man Of Steel” di Zack Snyder (“300” e “WatchMen”) non fa nulla per attenuare queste paure. Con un prologo sul pianeta Krypton dove il padre (Russel Crowe) lo mette neonato su una culla spaziale con rotta per la Terra appena prima che il loro pianeta esploda, lo incontriamo poi giovane uomo (Henry Cavill) in giro per le strade d’America come Bruce Banner nella serie TV de “L’Incredibile Hulk” (se lo fai incazzare, non diventa verde ma ti accartoccia il tir). Mentre il ragazzo vive nel “sogno americano”, vediamo ricordi della sua amata SmallVille, immaginario paesino del Kansas, dove i Kent, i suoi genitori terrestri adottivi (Kevin Kostner e Diane Lane), lo hanno allevato come figlio proprio cercando di dargli valori americani e buoni consigli. Già difficile crescere un ragazzino, improbabile allevarne uno spaziale che se lancia un sasso in aria tira giù un satellite. Non appena il giovane scopre le sue vere origini, è richiamato dalle memorie del padre kryptoniano rinchiuse in una nave spaziale sotterrata nel ghiacciaio artico. Vi entra e indossa il suo costume senza porsi troppe domande mentre stanno arrivando gli ultimi guerrieri di Krypton intenzionati, purtroppo per noi, a raderci al suolo. La Terra e i suoi abitanti diventano così ring per semidei intergalattici che distruggono ogni cosa al loro passaggio, compresi i grattacieli di Metropolis che Shuster ideò sulle basi di Toronto, sua città natale. Al costo di migliaia di morti, che non si vedono, e miliardi di danni cui sarà difficile far fronte. Conseguenze che nei fumetti Superman avrebbe sicuramente cercato di evitare. A minaccia sventata, ci rimane un alieno che può demolire un esercito a mani nude con raggi dagli occhi capaci di fondere un carro armato come burro. Per questo indossa un paio d’occhiali, per nascondere la sua vera identità e farsi passare per un giornalista del Daily Planet (nonostante molti l’hanno visto agire come Superman). Alla fine rassicura anche la Guardia Nazionale, cui ha appena demolito un drone che lo seguiva: “Sono cresciuto in Kansas, state tranquilli”. Si dorme meglio la notte sapendo che Superman ti vuole bene. Basta non farlo incazzare e trovargli al più presto una “Supergirl” prima che cada in depressione che la storia con “Lois Lame” non sembra fatta per durare. Per una così, devi avere anche “Palle D’Acciaio”…

La Warner talmente c’è rimasta male del fiasco di “Superman Returns” (2006) di Bryan Singer che ha cancellato il previsto sequel e ha deciso per un totale riavvio del franchise. Infatti, ha tolto sia il nome di Superman dal titolo (alla fine appare la “S” con sopra “Man Of Steel”) che il famoso tema strumentale di John Williams. Si sente il nome Superman sottovoce solo un paio di volte, manco portasse davvero sfiga. Come il personaggio, il film divide. Per chi ama i supereroi e si ricorda il finale del terzo Matrix (2003) con Neo contro l’Agente Smith che combatteva tra i grattacieli come Superman, non può che uscire entusiasta da uno spettacolo magnifico, frastornante e imponente come un “Transformers” di Michael Bay al punto che non sembra Snyder il regista. La storia, scritta da Christopher Nolan e Davis S. Goyer, traccia coordinate più cinematografiche che fumettistiche nella stesura del racconto (niente immagini iconiche come il ritrovamento dei Kent del bambino nella culla spaziale e tanti rimandi a decine di film di fantascienza e d’invasione) mescolando gli indimenticabili primi due film con Christopher Reeves  e aggiungendo rimandi alla serie TV “SmallVille”. La parte romantica è sacrificata all’altare dell’apocalisse superomistica con effetti speciali dirompenti. Per tutti gli altri potrebbe essere il punto di non ritorno del genere “supereroi al cinema” dove lo spettacolo sì domina, ma è per soli fan. La vera novità nel costume è che gli hanno finalmente tolto le mutande da sopra i pantaloni, ma si ostina a indossare l’inutile mantello rosso. Come ricorda Edna Mode de “Gli Incredibili” (2004) della Pixar: “Niente mantello!”

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Gino Udina (Milano 1970) è uno scrittore italiano di Fumetti, Graphic Novels e Cinema. Nel 1993, a soli 23 anni, ha creato scritto e coordinato (per quattro anni) il fumetto di 94 pagine mensili in bianco e nero "DEMONHUNTER": la storia di un poliziotto che grazie a una pietra magica, fusa nella sua mano destra, poteva trasformarsi in un cacciatore di demoni (pubblicato dalla Xenia Edizioni). Dopo la chiusura della serie ha cominciato a collaborare con la Sergio Bonelli Editore scrivendo vari episodi di Martin Mystere e Nathan Never mentre coordinava un corso di scrittura creativa per il fumetto (lezioni base) alla scuola creativa "Magnolia Italia" dove ha organizzato anche incontri con autori e mostre di opere originali. Nel 2002 ha creato con Fabio Bono, artista per il mercato francese con titoli come "Confessions d'un Templier" (Soleil) e "Cathares" (Glénat),il fumetto per ragazzi "TAO" storia di un gruppo di avventurieri dello spazio che hanno trovato rifugio sulla Terra difendendo la loro nuova "madre patria" da tutti quelli che vorrebbero conquistarla e sottometterla. Parzialmente pubblicato dal "Messaggero dei Ragazzi" di Padova è ora in corso un adattamento a cartoni animati e una nuova edizione. Mentre collaborava come redattore e traduttore per altri editori ha partecipato nel 2010 all'impresa editoriale dell'editore francese "Editions Physalis" di mettere sul mercato una nuova collana hard boiled e con il disegnatore Salvatore Improda è stata creata "TIGRE BIANCA". Il primo episodio chiamato "L'Organizatsya" è uscito a Settembre 2012 e si tratta di un Polar (poliziesco-noir tipicamente francese) ambientato nel mondo della malavita russa. Ha anche scritto un film horror per il mercato americano dal titolo "HELLINGER", sponsorizzato dalla Troma Entertainment e disponibile sui negozi Amazon. Adesso sta scrivendo la conclusione di Tigre Bianca, un libro per ragazzi che uscirà nel 2014.

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