Amerigo Speranza, un bambino di sette anni proveniente dai Quartieri Spagnoli di Napoli, per iniziativa del Partito comunista viene mandato, insieme a migliaia di altri bambini meridionali, verso il Nord Italia, dove verranno accolti e inseriti in famiglie meno disagiate. Amerigo finisce nella provincia di Modena, presso la famiglia Benvenuti. Il romanzo esplora la sua esperienza di crescita, l’innocenza perduta e la ricerca d’identità, per poi narrarci il suo ritorno a casa e, nell’ultima parte, una retrospettiva di quanto accadde dopo visto a quarant’anni di distanza.
Il treno dei bambini è un affresco ricco e coinvolgente ambientato nell’Italia del dopoguerra e presentato attraverso gli occhi e i sentimenti di Amerigo, bambino che ci fa da guida in questo viaggio emotivo e di formazione. Viola Ardone cattura con maestria la magia e l’ingenuità dell’infanzia, regalandoci una storia commovente ma mai stucchevole, che si snoda con grazia e profondità, esplorando temi universali come la separazione, la crescita e la ricerca d’identità.
Amerigo rappresenta simbolicamente la condizione di molti bambini del Sud, e il gesto di spedirlo al Nord, inizialmente un atto di speranza per un futuro migliore, si trasforma in un’esperienza di crescita straordinaria: i mesi trascorsi con la famiglia Benvenuti portano a un microcosmo di cambiamenti sociali e individuali.
L’autrice non si limita a narrare una storia, ma dipinge un ritratto dettagliato dell’Italia dell’epoca, evidenziando le disuguaglianze, la povertà dilaniante e il desiderio di miglioramento. I giochi di Amerigo, come il valutare le scarpe in base al loro stato, diventano una metafora e un’analisi socioeconomica di una nazione nella fase di ripresa post-bellica.
La scrittura è coinvolgente, e mantiene un equilibrio perfetto tra leggerezza e profondità, tra ricercatezza formale e scioltezza della narrazione. Le sfumature simboliche, come la mela annurca conservata e lasciata seccare da Amerigo nella prima parte del romanzo, aggiungono ulteriore profondità al racconto, perfetta rappresentazione dell’amore materno mai completamente espresso e pertanto frustrante.
La parte centrale del romanzo, incentrata sul periodo trascorso al Nord, è un’ode alla speranza: Amerigo affronta le sfide della crescita e fatica a comprendere la complessità del mondo degli adulti. Le relazioni interpersonali aggiungono uno strato di calore e umanità alla trama, e ci trasmettono un senso di solidarietà e di “famiglia”, intenso nel senso meno formale del termine.
La decisione audace del protagonista di cercare il proprio futuro al Nord, nonostante le difficoltà, è un atto di coraggio che ci fa riflettere anche sulle nostre scelte e sul contrasto tra necessità e desiderio, che a volte possono anche coincidere.
Il treno dei bambini, pur con qualche momento un po’ troppo telefonato e qualche piacioneria tipicamente napoletana, è uno dei migliori romanzi italiani del nuovo secolo, e sa mescolare con grande maestria la storia di un individuo con quella di un’intera nazione. Viola Ardone ci regala un’esperienza indimenticabile, impreziosita dalla delicatezza del linguaggio e dalla forza delle emozioni, espresso o trattenute, dei personaggi. Un romanzo che resta inciso nel cuore.
Spero possa interessare approfondire il romanzo partendo dalle fonti: https://giorinaldi.com/2020/12/03/chi-e-amerigo-de-il-treno-dei-bambini-di-viola-ardone/