Philip Roth – Pastorale americana

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Un uomo cui la vita sembra aver dato tutto – bell’aspetto, salute, ricchezza, successo, uno splendido matrimonio – vede la propria felicità dissolversi quando Merry, la figlia adolescente, diventa terrorista e, dopo aver compiuto un attentato dinamitardo e aver assassinato una persona, scompare.
Per i successivi cinque anni, Seymour Levov. detto Lo Svedese a causa della corporatura e dei capelli biondi, si interroga senza sosta sul perché di quella ribellione, della quale teme di essere la causa ma che non riesce a spiegarsi: per ritrovare la figlia e riallacciare un qualsiasi tipo di rapporto con lei è disposto ad analizzare la storia del proprio matrimonio e della propria famiglia, il proprio ruolo di padre e il genere di rapporto che lui e la moglie hanno costruito con Merry, gli sforzi fatti per assicurarle un futuro radioso, grazie anche alla loro agiatezza; con grande angoscia, Lo Svedese si rende conto che non ha niente da rimproverarsi, che la follia della figlia non ha una causa scatenante a lui direttamente collegata e, nonostante il cinico fratello lo accusi di essere un vigliacco e lui stesso sia consapevole di essersi più volte sottomesso ai desideri del dispotico padre, che voleva farne in ogni modo l’erede della sua attività industriale, ritiene tuttavia che questa sua remissività non basti a fare di lui il colpevole per le atrocità commesse dalla ragazza.
Questa consapevolezza, tuttavia, non gli dà sollievo, piuttosto lo convince che il suo compito sia quello di proteggere la figlia, certo che sia stata ingannata, plagiata da qualcuno, perché non può ammettere che sia il frutto di una lucida e spietata volontà, decisa a far soffrire il padre nella stessa misura in cui lui ha sempre cercato di farla felice.

Roth porta agli occhi del lettore personaggi diversi, che incarnano ognuno un atteggiamento della società americana: Seymour, il semidio, bravo in tutto, bello, saggio, pronto a compiacere i genitori per amore dell’armonia familiare, ma giudicato vile e arrivista dal fratello; Merry, la figlia che abbraccia cause diverse per trovare sfogo a rabbia e violenza, senza speranza e senza scopo se non quello della distruzione, sulla quale non hanno presa né il confronto con gli adulti, né le letture impegnate, e neppure l’offerta incondizionata di amore e comprensione; Dawn, la madre, condannata per sempre dall’aver vinto un concorso di bellezza che l’ha relegata al ruolo di ochetta snob nel crudele giudizio delle amiche e della sua famiglia, nonostante abbia sempre rivendicato il proprio disinteresse per quel genere di attività e abbia cercato di condurre una vita che mettesse quanta più distanza possibile tra la reginetta del New Jersey e la capace allevatrice che è poi diventata.
Sullo sfondo della vicenda la guerra del Vietnam, motivo di conflitto generazionale, che improvvisamente trasforma gli americani dagli eroi della Seconda Guerra Mondiale in colpevoli guerrafondai prepotenti, esecrati dai giovani di tutto il mondo: un po’come Lo Svedese, che da celebrità ed eroe locale si vede accusare dalla figlia di essere un capitalista sfruttatore.

La frattura provocata da Merry si rivelerà insanabile per la famiglia, incapace di ritornare all’idilliaca serenità del passato (la pastorale del titolo, appunto), quando tutto il clan si riuniva intorno al tacchino del Ringraziamento perché illuso dall’idea che ci fosse qualcosa per cui ringraziare; e lo stesso accadrà all’America, incapace di tornare all’ottimismo e all’innocenza precedenti il Vietnam.

Lo stile di Roth è fatto di lunghi periodi e meticolose descrizioni di ambienti e oggetti, che assumono quasi l’aspetto di formule rituali, come quando descrive minuziosamente ogni fase della lavorazione dei guanti e tutti gli arnesi necessari.
Un capolavoro che non deve mancare nella libreria di casa.

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