Niente per cui uccidere. Storie di guerra, a cura di Heiko H. Caimi e Viviana E. Gabrini, è un’antologia che raccoglie 43 racconti di altrettanti autori, uniti dalla volontà di schierarsi contro la guerra e a favore della pace; rifiutano, come il disertore della celebre canzone di Boris Vian, di imbracciare le armi, sia fisiche che ideologiche, e scelgono di raccontare i conflitti armati per evidenziarne l’inutilità e la distruttività.
La raccolta presenta un mix eterogeneo di narrazioni: storie vere, racconti di pura invenzione, episodi legati a passati recenti e futuri distopici. Un intreccio di tempi e luoghi diversi che serve a mostrare che la guerra è sempre una sconfitta, una ferita aperta nella storia dell’umanità che continua a sanguinare. Gli autori esplorano guerre passate e future, mettendone in luce la disumanità e il ruolo nel mantenimento del potere, nella convinzione che solo il superamento di ogni conflitto può rendere il nostro mondo veramente civile.
L’antologia si inserisce in un contesto contemporaneo in cui la guerra, nonostante tutte le condanne morali e le lezioni storiche, rimane un tema attuale e feroce. Nel 2022, secondo i dati dell’Osservatorio di politica internazionale del Parlamento italiano, ci sono stati 55 conflitti armati attivi, con 8 che hanno raggiunto il livello di guerra e 22 internazionalizzati. Le vittime di questi conflitti sono state 238.212, rendendo il 2022 l’anno più letale dai tempi del genocidio del Ruanda nel 1994.
Alcuni autori attingono ai ricordi familiari per raccontare la seconda guerra mondiale, un conflitto che, sebbene lontano nel tempo, rimane vicino nella nostra memoria, grazie alle vicende tramandate dai parenti che l’hanno vissuto. Questo senso di vicinanza è meno evidente per altri conflitti più recenti, come quelli nei Balcani o in altre parti del mondo, tuttavia tutti i racconti contribuiscono efficacemente a farci sentire cosa significhi essere nel mezzo di un conflitto, fino a un epilogo, costituito da tre racconti e una poesia, che immagina la fine di tutti i conflitti.
L’antologia include anche due classici della letteratura sulla guerra: un racconto di Stephen Crane e una poesia di Sara Teasdale. Nonostante siano stati scritti in epoche diverse, questi testi condensano in poche righe le terribili conseguenze della guerra, rendendoci coscienti di come il loro messaggio sia ancora drammaticamente rilevante.
Niente per cui uccidere è un’opera corale che, attraverso le voci dei suoi autori, ribadisce l’importanza di porsi contro la guerra per rispettare la vita e abbattere i confini mentali e politici imposti da una logica egemonica e guerrafondaia. Un’iniziativa forse utopica ma necessaria, determinata a contribuire a una cultura di pace e di rispetto reciproco.