Il mondo taceva mentre noi morivamo
Il secondo romanzo dell’autrice nigeriana ha ricevuto in Italia, nel 2009, il premio internazionale Nonino. Il titolo si riferisce al simbolo presente sulla bandiera della autoproclamatasi Repubblica del Biafra e la narrazione si svolge durante gli anni della guerra civile nigeriana, quando l’azione militare del governo centrale portò al genocidio per fame le province sudorientali del paese, di etnia Igbo.
Affresco corale e complesso, tecnicamente perfetto, il testo mantiene un calibrato equilibrio fra le vicende della guerra civile e le storie personali dei protagonisti: «Ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto». Evidenzia con lucidità l’eredità storica del colonialismo, identifica responsabilità internazionali e locali, critica il silenzio del giornalismo sulla guerra del Biafra, ricerca un dialogo non facile con il mondo occidentale. Nessuno sconto nella rappresentazione della violenza, dei campi profughi, degli effetti del kwashiorkor (la sindrome causata dall’insufficiente apporto di proteine diffusa nei paesi in via di sviluppo) sui corpi dei bambini, nessun compiacimento. L’accurata ricerca storica traspare senza appesantimenti “documentaristici”, traducendosi nella creazione di caratteri psicologici umanamente credibili, di composite relazioni familiari e sociali.
Il rapporto ruvido e delicatissimo fra le due gemelle protagoniste delle vicende fa parte dell’attento sguardo sul femminile che ritroviamo anche nel discorso dell’autrice We should all be feminists, ripreso da Beyoncé nella canzone Flawless.
Come sempre nella migliore letteratura, sono possibili numerosi piani di interpretazione, compresa una chiave metaletteraria: viene tratteggiata la figura dello scrittore, si trovano omaggi ad altre opere come Memorie di uno schiavo fuggiasco (Frederick Douglass, 1845), Orgoglio e Pregiudizio (Jane Austen, 1813), Via col vento (Margaret Mitchell, 1913).
La trama si sviluppa attraverso una durata che dà conto delle mutazioni nelle relazioni umane, della fatica e dell’invecchiamento. Viene gestita utilizzando sapienti salti temporali che creano sospensioni, assenze, disvelamenti, attese. La stessa storia, ri-raccontata attraverso punti di vista differenti, restituisce una realtà mai semplice, sentimenti ambivalenti, lacerazioni. La fascinazione nasce dalla molteplicità, dai dettagli e dalle sfumature che caratterizzano i numerosi personaggi, ora protagonisti ora spettatori, con un gioco di rimandi che traduce efficacemente i differenti volti della Nigeria: colti, superstiziosi, violenti, sensuali, emancipati, naïf, corrotti, intellettuali, accoglienti.
Universale nei sentimenti e nell’umanità raccontata, storicamente robusto, drammaticamente attuale.