“Un po’ di ossigeno, grazie!”
Pochi giorni fa, sulla strada per l’accademia dove insegno il lunedì, sono passato vicino alla mia vecchia sede universitaria. Anche se è un mondo che ormai avverto assai lontano, più per la mentalità che per gli anni, è sempre bello rivedere un luogo dove si sono sudate molte camicie ma anche raccolto altrettante soddisfazioni. Solo una cosa mi ha portato a fuggire velocemente da quella zona: l’aria. Era satura di tutte le sostanze che un tubo di scappamento può emettere, e a ogni boccata aumentava l’energia richiesta per effettuare la successiva.
Il racconto Una fantasia del dottor Ox parla, appunto, di aria.
Nella città fantastica di Quiquedone, nel cuore delle Fiandre, uno scienziato, il dottor Ox, si offre di installare la rete di illuminazione gratuitamente. Ma la sua non è generosità, poiché i pacifici (anche troppo, forse) abitanti diventeranno in realtà cavie per un suo esperimento: lo scienziato vuole dimostrare che, saturando l’aria di ossigeno, è possibile alterare l’intelletto, la morale, il carattere e così via. Le reazioni dei Quiquedoniani sono sorprendenti e, grazie alla maestria di Verne, molto divertenti.
Una cosa ridicola, si potrebbe pensare; se non fosse che, su Le scienze del marzo 2019, un articolo di Paolo Attivissimo parla proprio di questo: la concentrazione di anidride carbonica (CO2), oltre a modificare il clima, altera anche umore e capacità cognitive. Numerosi studi recenti hanno evidenziato cali del quindici per cento delle prestazioni mentali già a mille parti per milione. […] A titolo di confronto, oggi la CO2 atmosferica è intorno a 440 ppm ed è in aumento.
Quello di Verne è un racconto che può farci riflettere, pur all’interno di un testo davvero spassoso, sul problema del clima, che troppo spesso viene accantonato come una questione tutto sommato di scarsa rilevanza. Quasi l’aria non fosse vitale.