Nel romanzo Veranio, Giovanni Peli intreccia realismo magico e distopia per esplorare un mondo post-apocalittico in cui le risorse energetiche tradizionali, come il petrolio, sono state rimpiazzate dal misterioso “veranio”. Questa sostanza, al centro della vita quotidiana e della lotta per la sopravvivenza, rappresenta una risorsa vitale in un mondo segnato dalla regressione tecnologica e sociale, in cui il concetto di progresso appare ormai un ricordo. Simbolo della precarietà umana e del cambiamento climatico, il veranio consente all’autore di affrontare temi attuali come l’ineguaglianza sociale e l’alienazione dell’individuo.
Protagonista della storia è un bibliotecario della comunità montana di Zone, un piccolo borgo realmente esistente in provincia di Brescia. Tra le montagne e i boschi che lo circondano, conduce una vita solitaria riflettendo sulle rovine della civiltà frantumata e indagando le origini del veranio. L’incontro con una donna che sembra uscita da un sogno lo avvicinerà alla verità, portandolo a scoprire anche gli atroci segreti celati dietro le inesauribili risorse delle streghe del bosco.
L’ambientazione distopica, costruita più attraverso suggestioni che tramite dettagli scientifici, amplifica il senso di straniamento. I personaggi, così come i lettori, si trovano immersi in una realtà di cui sanno poco oltre l’esperienza diretta, rafforzando il senso di immedesimazione. Questo scenario funge da specchio per le tensioni sociali e ambientali contemporanee, con il rapporto tra uomo e natura che assume un ruolo centrale. La terra, fonte di sostentamento e di mistero, si piega a una nuova realtà in cui le leggi naturali sembrano trasformarsi in un’alchimia oscura.
Il racconto si sviluppa in prima persona, immergendoci nei pensieri e nelle percezioni del protagonista, e combina riflessione filosofica e osservazione pratica, creando un’opera intima e speculativa. Elementi realistici si fondono con visioni oniriche e surreali, quali l’apparizione di figure enigmatiche come Limpida e creature ibride come la scutigeracane, che intensificano il senso di spaesamento e di pericolo.
Le descrizioni, intrise di malinconia e ironia, dipingono una società che tenta di riorganizzarsi con nuovi valori in un’apparente anarchia “levigata e pacifica”. Gli abitanti di Zone riscoprono il valore dello scambio e il contatto con la natura, adattandosi con ingegno alle difficoltà. Al contrario, la società centralizzata e il governo, ormai ritirati in una dimensione inaccessibile e quasi mitica, rappresentano l’inevitabile fallimento delle istituzioni in un contesto dominato dall’individualismo e dalla dipendenza dal veranio. I riferimenti alla cultura passata, attraverso i libri che fungono ormai solo da testimonianze di un’epoca scomparsa, sottolineano come memoria e conoscenza rappresentino l’ultima speranza per un mondo smarrito.
La scrittura di Giovanni Peli, suggestiva e ricca di simboli, alterna lirismo e crudezza descrittiva, riflettendo i ritmi lenti dei personaggi e delle loro esistenze senza sacrificare la tensione narrativa. Il linguaggio richiama la letteratura postmoderna, efficace nel creare atmosfere sospese tra sogno e realtà e nel combinarsi con una critica sottile alla società consumistica e al nostro rapporto superficiale con il pianeta.
Veranio è un’opera che unisce elementi filosofici, distopici e surreali per proporre una riflessione profonda sul destino umano, disincantata ma non cinica. La sua forza risiede anche nella capacità di evocare un mondo alternativo coerente e inquietante, in cui simboli naturali come il bosco, la montagna e le creature mostruose che li popolano diventano potenti metafore delle nostre paure e aspirazioni.
Una storia che lascia il segno, capace di farci riflettere su ciò che siamo davvero.