Anouk è una giovane canadese che non sopporta più le regole e le abitudini della grande città: lascia il suo comodo appartamento a Montréal e si trasferisce nel bel mezzo di una foresta del Québec, in una capanna vicino al fiume Kamouraska. In quel luogo sperduto, trascorre mesi interi in completa solitudine, sfidando la neve e il gelo dell’inverno.
La storia di Anouk è anche quella della scrittrice canadese Gabrielle Filteau-Chiba, che nel suo romanzo d’esordio racconta la propria esperienza autobiografica. Anche lei, come Anouk, decide di lasciare la società: sono sgusciata dagli ingranaggi del sistema per scoprire ciò che prende forma fuori dai sentieri battuti. Nel 2013, dopo aver abbandonato la città, Filteau-Chiba compra una foresta sulla riva del fiume Kamouraska e si trasferisce da sola nella sua nuova tana, una casetta alimentata dall’energia solare.
Nella tana è un diario intimo in cui l’autrice esplora il significato di solitudine: in mezzo alla natura selvaggia, tra ululati di coyote e orme di orsi, Anouk/Gabrielle vive in isolamento volontario; sente la mancanza del calore umano eppure riesce a coltivare un’esistenza più semplice e più immensa: riscopre se stessa e poi scrive, pensa, legge. La scrittrice avverte il bisogno di lasciare il mondo civilizzato per abbracciare quello naturale. È la stessa urgenza raccontata da Paolo Cognetti in Il ragazzo selvatico e proprio con lui Filteau-Chiba dialoga a distanza in una diretta online del Salone del Libro (SalTo EXTRA). Durante la conversazione i due autori citano altri scrittori-eremiti, dal Thoreau di Walden al Sylvain Tesson di Nelle foreste siberiane. Ciò che emerge in tutte queste opere è il desiderio di compiere una scelta etica forte, un gesto anarchico che sia insieme rifiuto e rinascita.
Nel caso di Filtrau-Chiba, l’esperienza di eremitaggio si intreccia a doppio filo con l’ecologia e il femminismo. Nasce così il femminismo rurale, una presa di posizione da praticare con tutte le proprie energie e che l’autrice descrive con queste parole: incarnare l’angelo del focolare nel cuore di una foresta gelida rimane, per me, l’atto più femminista che io possa compiere, perché significa seguire il mio istinto femminile e tracciare sulla neve e l’inchiostro le tappe della mia emancipazione.
Nella tana è breve romanzo-diario autobiografico, ma è anche il manifesto di una donna che ama la natura e che sceglie di difenderla. E in mezzo alla neve, immersa nella foresta boreale, senza vincoli, costrizioni, etichette, Gabrielle Filteau-Chiba sperimenta non solo la solitudine, ma soprattutto la libertà.