Bruno Arpaia – Qualcosa, là fuori

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Bruno Arpaia, con Qualcosa, là fuori, ci consegna un romanzo di straordinaria forza visionaria e inquietante attualità. In un futuro devastato dai cambiamenti climatici, seguendo il viaggio disperato del protagonista Livio Delmastro attraverso un’Europa ridotta a un deserto di polvere e macerie, tratteggia una parabola sul fallimento dell’umanità di fronte alla propria irresponsabilità. E, soprattutto, ci coinvolge in una riflessione che è tanto un grido d’allarme quanto un appello alla speranza.
Il romanzo è ambientato in un mondo in cui il riscaldamento globale ha reso vaste aree del pianeta inabitabili. La Scandinavia è l’ultimo rifugio climatico, e Livio, insieme a migliaia di altri migranti ambientali, si dirige verso nord in un’epica odissea irta di pericoli e difficoltà. Attraverso questo viaggio – fisico e spirituale – affrontiamo insieme al protagonista le conseguenze più estreme della crisi climatica: desertificazione, crollo sociale, violenza e migrazioni di massa. Ma la forza dell’opera non sta solo nella sua rappresentazione distopica: Arpaia intreccia con maestria momenti lirici, introspezione e una lucidissima analisi scientifica, creando una storia che è tanto emotivamente coinvolgente quanto intellettualmente stimolante.

Il protagonista, Livio, è un personaggio complesso e tormentato. Ex professore di neuroscienze, ha perso tutto – la famiglia, la patria, la speranza – ma si aggrappa a quel poco che gli resta: il sapere e il dovere di trasmetterlo. Nei suoi flashback, scopriamo un passato fatto di idealismo ecologista, di battaglie fallite per un cambiamento che non è mai arrivato. Attraverso di lui, Arpaia riflette sul peso dell’inerzia umana, sulla tendenza a ignorare i problemi finché non ci toccano direttamente. E, nella sua ostinazione a insegnare ai ragazzi anche in mezzo alla devastazione, Livio incarna la speranza che il sapere, l’arte e la memoria possano sopravvivere anche nei tempi più bui.
Qualcosa, là fuori riesce ad essere, al tempo stesso, un racconto appassionante e un monito urgente. Come ha scritto Alberto Manguel, “si può leggere come un lucido, spaventoso, intelligente avvertimento”. E davvero lo è: l’autore non si limita a immaginare un futuro distopico, ma costruisce una narrazione radicata nei dati scientifici, rendendo il suo mondo non solo credibile, ma inevitabile, se non si agisce subito. La sua scrittura, ricca di immagini evocative e descrizioni potenti, riesce a catturare sia l’aridità del paesaggio, sia l’intensità dei conflitti interiori dei personaggi.
In questo senso, il romanzo si muove su una linea sottile tra fantascienza distopica e romanzo realistico. La sua forza narrativa non deriva da invenzioni fantasiose, ma dalla plausibilità degli scenari descritti, tanto che le sue immagini risultano spaventose proprio perché radicate nella scienza e nei segnali già evidenti del nostro tempo. 

Quella di Arpaia è una letteratura che non si limita a descrivere, ma cerca di scuotere, di far riflettere. Come ha detto Luís Sepúlveda, è “un romanzo necessario, imprescindibile”, perché ci costringe a confrontarci con la realtà del nostro tempo. Ma servirà a qualcosa? La domanda inevitabile che ci porremo leggendo queste pagine è la stessa che attraversa tutto il romanzo: l’umanità ascolterà questo avvertimento o continuerà a fare spallucce, distratta dalle impellenze del presente, finché sarà troppo tardi?
La risposta è aperta, ma il potere della letteratura, come questo romanzo dimostra, è quello di accendere la scintilla. La storia di Livio e dei migranti ambientali non è solo un racconto di disperazione, ma anche un invito alla responsabilità. La letteratura non può cambiare il mondo da sola, ma può alimentare la consapevolezza, seminare domande e, forse, spingere all’azione. E, in questo, Qualcosa, là fuori riesce pienamente.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e, insieme a Viviana E. Gabrini, "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022) e "Niente per cui uccidere" (Calibano, 2024). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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