Ulisse “spogliato” dalle sue donne
Chi ama l’Odissea e il mito di Ulisse troverà la rilettura in chiave femminile di Marilù Oliva molto interessante, sia per l’ennesima riflessione su un personaggio mitologico, sia perché godibile dal punto di vista della lettura.
Il libro è fondamentalmente una storia d’amore, anzi di vari amori raccontati in prima persona dalle donne che hanno condiviso a tappe il sofferto viaggio di ritorno di Ulisse a Itaca. In questo percorso narrativo troviamo per prima l’oceanina Calipso, divinità marina che trattiene l’eroe per sette anni sull’isola di Ogigia, innamorandosene perdutamente ma costretta a lasciarlo andare per volere supremo di Zeus. C’è poi Nausicaa, giovane principessa dei Feaci, ai quali il Laerziade racconta tutta la sua avventura, e che all’incedere delle sue parole sempre più sogna di appartenergli; ma il suo sarà un amore a senso unico. Non poteva mancare Circe, dea e figura femminile dominatrice, che odia i maschi e li trasforma in bestie fino a quando incontra Odisseo e ne resta affascinata; lui riesce a circuirla grazie all’aiuto dei suoi dei protettori e lei lo lascerà andare dandogli consigli per superare il tranello delle Sirene. Queste, esseri metà donna e metà uccello, raccontano di come quel mortale riesca a non farsi irretire dal loro canto, che invita alla conoscenza onnisciente, e a fuggire salvando anche il proprio equipaggio. Incontriamo poi l’amore materno di Euriclea, nutrice di Ulisse, che lo riconosce per una ferita che lei stessa aveva curato e lo aiuta nei suoi propositi di vendetta. E finalmente Penelope, moglie devota e unica donna che regge il confronto con il suo uomo per astuzia, pazienza e caparbietà, sostenuta dall’amore e da un’incrollabile speranza che lui ritorni a casa. In tutto questo susseguirsi di avventure ci sono gli intermezzi di Atena, dea protettrice del vincitore di Troia, che lo accompagna e lo dirige cercando di evitargli il più possibile i tormenti che arrivano da Poseidone, dio del mare e nemico giurato dell’eroe: una figura che ricorda in qualche modo il detto “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
L’Odissea di Marilù Oliva è Una rilettura in prosa, molto fedele all’opera di Omero, in cui le protagoniste sembrano esaltare la figura dell’uomo coraggioso che conquista, combatte e persegue il suo intento, ma che in realtà sono loro a dirigere, indicandogli la via giusta e proteggendolo dalle troppe insidie che da solo non sarebbe in grado di superare.
Libro ben scritto, scorrevole e soprattutto preciso nella ricostruzione dei dettagli dell’epopea di Odisseo, sposta l’attenzione sui sentimenti delle protagoniste, sui loro punti di vista differenti, restituendo a Ulisse una dimensione meno mitica ma più umana, fatta d’indecisioni, di bisogno d’aiuto e di inconsapevolezza di quanto l’amore di una donna sia ben più significativo di quanto troppo spesso si pensi. L’eroe viene spogliato dalla sua caratteristica più nota, l’astuzia, e viene vestito dell’immagine più classica dell’eroe mitologico: bellezza, prestanza e coraggio, che però, senza la forza dei sinceri sentimenti delle donne che lo accompagnano e lo aiutano, a ben poco servirebbero.
Resta il paradosso eterno dell’attendibilità di questo eroe, cioè di colui che affronta mille fatiche per tornare e vendicarsi in modo violento e totale di chi, credendolo ormai morto, viene colpevolizzato di pretendere la sua donna, dopo che egli stesso ha giaciuto con numerose altre durante il suo lungo viaggio.
Un libro da leggere tutto d’un fiato, che ci costringe a guardare in faccia l’altro volto di un mito patriarcale.
Da confrontare con: Margaret Atwood – Il canto di Penelope