Alina Rizzi esplora ancora una volta le complesse dinamiche dei sentimenti umani, in cui si attorcigliano il desiderio, il rimpianto e la ricerca di senso. Con uno stile ricco d’introspezione e dialoghi densi di sottintesi, l’autrice dà vita a personaggi che sembrano oscillare costantemente tra passato e presente, tra ciò che hanno perso e ciò che non sanno come conquistare, in una narrazione intensa e poetica.
Il libro è suddiviso in tre parti, che seguono diverse fasi temporali ed emotive dei protagonisti, mettendo in luce la fragilità delle relazioni umane. La scrittura è evocativa e carica di immagini vivide, spesso malinconiche, che a tratti ricordano le atmosfere liriche della migliore poesia contemporanea. I riferimenti letterari, come quelli a Wislawa Szymborska e ad Adrienne Rich, arricchiscono il testo, collegando le vicende personali dei protagonisti a una riflessione universale sul tempo, sull’amore e sulla perdita.
Uno dei punti di forza del romanzo è la capacità di Alina Rizzi di far emergere la vulnerabilità dei personaggi senza mai cadere nel melodramma. Le loro storie si intrecciano come l’ordito di un tessuto sottile, creando un mosaico che si svela gradualmente, lasciandoci il compito di ricostruire le emozioni e i non detti.
L’intensità emotiva e la struttura del romanzo richiedono attenzione e partecipazione, che vengono ampiamente ripagati da pagine di profonda empatia e riconoscimento.
Un’opera che parla dell’impossibilità di fuggire dai sentimenti e dell’ostinazione con cui gli esseri umani cercano di dare un senso al caos che li attraversa. Consigliato a chi ama storie intime e riflessive, nelle quali ogni parola è scelta con cura per creare un’esperienza letteraria densa e toccante.