So cosa state pensando: questo pezzo avrebbe dovuto scriverlo mia moglie.
È anche vero, però, che quando, come nel nostro caso, ci si conosce da almeno una vita (non so se credete nella reincarnazione, ma io non mi sentirei di escludere che certe coppie si rincontrino e continuino, masochisticamente, a risposarsi in ogni nuova esistenza), si finisce, se non proprio per imparare a leggere nel pensiero della consorte, per lo meno a intuire una fetta significativa dei suoi pensieri. Anzi: a volte è sufficiente registrare l’angolazione anomala di un sopracciglio per capire che non solo non è d’accordo con quello che hai appena detto, ma che sta pensando in tutta coscienza che sei un coglione.
Per cui immaginate che questo pezzo lo stia scrivendo dopo avere letto per una mezzoretta nella sua mente.
Se state valutando di fidanzarvi o, comunque, in qualche modo di compromettervi con un aspirante scrittore o un’aspirante scrittrice è giusto sappiate che vi state votando da un lato a una vita di stenti, in quanto non solo “carmina non dant panem”, ma neanche formaggio e tanto meno bistecche, e dall’altro a una vita promiscua, a un torbido triangolo in cui sarete sempre lui, lei e l’altra. Il terzo incomodo si chiama Scrittura e vi si piazzerà costantemente tra i piedi richiedendo prepotentemente una fetta significativa dell’attenzione del vostro compagno o della vostra compagna.
Proprio mentre siete nel bel mezzo di un’interessantissima disquisizione su come era vestita male la vostra amica Anastasia al matrimonio della Luciana, proprio nel momento esatto in cui state toccando l’apice descrivendo la bruttezza di quelle scarpe pitonate da entreneuse (per non dire battona, che suona male detto da una signora), vi capiterà di cogliere negli occhi di lui quello sguardo. Lo sguardo di chi fa spudoratamente finta di seguirvi mentre sta pensando a tutt’altro. Mi direte: e che c’è di nuovo? Non fanno così tutti gli uomini (dopo che gliel’avete data)? Verissimo, ma gli altri uomini magari sono distratti dai soliti pensieri elementari che popolano la mente dei maschi: pappa, cacca, calcio, macchina nuova.
Il vostro lui, invece, scrittore di opinabile talento e di sicura mancanza di fama, con ogni probabilità in quel preciso istante è mentalmente ed emotivamente insieme a “quell’altra”! La scrittura! Nella sua piccola mente perversa, infatti, sta probabilmente pensando a un possibile finale per il suo romanzo in lavorazione o, peggio, a come utilizzare la scena e i dialoghi che voi state descrivendo “cannibalizzandoli” in qualche racconto sul quale sta meditando da tempo.
Col rischio che quel maledetto racconto capiti per sbaglio nelle mani di Anastasia la qualesubito, anche se il vostro lui avrà provato a camuffare i nomi, si renderà conto che si parla di lei e vi toglierà per sempre il saluto. Cosa che proprio non deve succedere, visto che Anastasia lavora nella vostra profumeria preferita e vi fa un ottimo sconto!
Il più grande problema dello scrittore non famoso, comunque, è la sua ondivaga autostima.
L’autostima dello scrittore non famoso raggiunge picchi vertiginosi solo in rarissime occasioni, ad esempio quando termina la prima stesura di un nuovo romanzo. Ma voi, che siete esperta e vivete da tempo con lui, sapete benissimo che si tratta solo di una breve parentesi e che l’indomani, quando comincerà a rileggere il proprio lavoro, lo troverà inevitabilmente scadente, totalmente insoddisfacente e subito vorrà ritentare il suicidio bevendo il Viacal.
Altre situazioni in grado di far impennare la sua autostima sono, per esempio, la notizia di una segnalazione o di una “menzione d’onore” (menzione d’onore?) al Premio Letterario “Porchetta senza Frontiere”, o la mail entusiasta della signora Pina di Gallarate che gli scrive per informarlo che ha letto il suo romanzo “Sette spose per sette piselli” e lo ha trovato davvero commovente.
Fa niente se il romanzo era comico e lei non l’ha capito.
Ma sono, per l’appunto, fuochi di paglia. Per il resto del tempo lo scrittore non famoso, da buon psicolabile, ha bisogno di continua assistenza psicologica. Per cui destino del compagno o della compagna dello scrittore non famoso è imparare a memoria appositi mantra contenenti frasi del tipo: “ma certo che hai talento”; “il fatto è che in Italia c’è una mafia letteraria”; “la gente, in media, è troppo ignorante”; “io ho grande fiducia in te” e simili.
Dette frasi vanno ripetute con cadenza almeno giornaliera o anche più volte al dì, secondo necessità. Indifferente che sia prima o dopo i pasti.
Sostenere l’autostima dello scrittore non famoso è essenziale per diverse ragioni. In primo luogo se l’autostima scende troppo lo scrittore non famoso non lavora più. E non sto parlando di lavoro letterario (se foste sicura che non scrivesse più ci sarebbe da farci un pensierino), ma proprio di lavoro-lavoro. Se gli crolla l’autostima va a finire che si fa licenziare dal catasto o dalla banca. Scherziamo? E poi come lo pagate il mutuo? Con i 27 euro e 55 centesimi di royalties annui del suo ultimo romanzo? Ma poi quando allo scrittore non famoso cala l’autostima, poi “cala” anche qualcos’altro.
Come si dice infatti in questi casi? Vogliamo dirlo in inglese, che suona meno volgare? “The bird does not want thoughts” (la traduzione mentale, però, va fatta in napoletano, che rende meglio). Quindi, se ogni tanto volete ancora trombare col vostro scrittore non famoso, tocca “sostenerlo” in qualche modo. Mi permetto di suggerirvi di risparmiare sull’acquisto di pilloline blu e di utilizzare invece un bieco espediente praticamente gratuito: la sera, quando state scivolando sotto le coperte al suo fianco, prendete per un momento in mano il best seller dell’anno che tenete sul comodino, poi rimettetelo giù subito dopo con un (falso) gesto di insofferenza e mormorate, come per caso: “Che stronzata ‘sto libro… ma la vuoi sapere la verità? Tu scrivi molto meglio di questo pallone gonfiato!”.
Risultato (nei limiti delle modeste possibilità dello scrittore non famoso) pressoché assicurato.