Dorian Gray e il suo ritratto

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Dorian Gray è l’ultima trasposizione cinematografica tratta dal grande classico letterario Il ritratto di Dorian Gray, scritto da Oscar Wilde, il maggior esponente dell’Estetismo. La pellicola in questione è stata realizzata nel 2009 dal regista e sceneggiatore Oliver Parker.
Non è la prima volta che Parker si cimenta in una trasposizione dei testi di Wilde. La prima fu la commedia Un marito ideale (1999) e, a seguire, L’importanza di chiamarsi Ernest (2002).

Dorian Gray è stato realizzato per un pubblico adolescenziale. Non a caso come protagonista è stato scelto Ben Barnes, attore che aveva fatto impazzire le teenager interpretando il principe Caspian in Le Cronache di Narnia e il principe Caspian. Un attore talentuoso e di bell’aspetto, dai tratti delicati e dal viso innocente, proprio come il protagonista descritto nel romanzo: un bel ragazzo, di buon animo, incuriosito ma allo stesso tempo intimorito dalla vita, almeno fino a quando non fa la conoscenza di Lord Henry Wotton, interpretato dal magnifico Colin Firth, bravissimo nell’immedesimarsi in un uomo cinico, cultore della bellezza ed esteta aristocratico, che lo conduce alla realizzazione dei suoi ideali di bellezza e lussuria.
Le paure di Dorian diventano un’arma letale quando il pittore Basil Hallward, interpretato da Ben Chaplin, gli mostra il ritratto che ha realizzato per lui. Il quadro viene definito da Wotton più bello del soggetto rappresentato, perché, al contrario di Dorian, l’effigie non invecchierà mai. Da questo momento l’anima pura del giovane si macchierà di terribili crimini e Dorian condurrà una vita sempre più dissoluta senza scalfire il suo corpo neanche di un graffio.
Fino a questo punto il film è abbastanza aderente al romanzo, con qualche taglio dei dialoghi, soprattutto quelli, molto suggestivi, tra Dorian e Lord Henry. Questa scelta sembra giustificata dalla scelta registica di indirizzare il film a un pubblico giovane. Il limite del film però, oltre agli effetti speciali non necessari e malriusciti, è il finale, molto poco aderente al romanzo: Il ritratto di Dorian Gray viene trasformato in una pellicola pseudo-horror priva di significato e fuorviante per chi non abbia mai letto il testo originale.

È fortemente consigliata la lettura del romanzo prima di prendere visione di questo film. Lo scritto di Wilde è una metafora tra la vita e l’opera d’arte e di come l’uomo cerchi a tutti i costi di imitarne la perfezione, che si rivela irraggiungibile. Tema decisamente attuale nella società contemporanea, in cui è imperante l’ideale di perfezione dal punto di vista estetico e in cui pullulano tante belle facce, alcune naturali, altre decisamente meno, dietro alle quali sono nascosti soggetti aridi, privi di sentimento e dediti solo all’esteriorità.

Qui la recensione bonsai del romanzo

Qui la recensione della prefazione di Oscar Wilde al romanzo

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