Allenamento. Nuoto al chiuso. Via.
Bracciata, bracciata, bracciata e respiro. Destra, sinistra, destra e respiro; sinistra, destra, sinistra e respiro.
I Nomadi negli auricolari a palla, il lettore agganciato agli occhialini e la cuffia della nazionale. Quaranta giorni alle “Para” e mi sento parecchio in forma: non vedo l’ora di arrivare al villaggio olimpico.
Io sono un ottimo nuotatore, e lo dico perché sono molto modesto. Nuoto tutti i santi giorni per almeno due ore: proprio tutti i giorni.
Nuoto da solo, nuoto coi miei compagni di squadra, nuoto con la nazionale, nuoto anche con mio fratello. Quando non sono in piscina penso molto, dentro questo mio cervello ribelle. Soprattutto penso a quanto mi piace aggredire l’acqua con le mie bracciate mentre nuoto.
Bracciata, bracciata, bracciata e respiro. Destra, sinistra, destra e respiro; sinistra, destra, sinistra e virata.
Anna dice che nuotare mi fa bene, ma che non devo trascurare la scuola e tutto il resto. Io sono abbastanza d’accordo, anche se preferisco nettamente la piscina, a tutto il resto.
Anna è la mia terapeuta, per ora, ma spero che presto sarà la mia fidanzata. Ancora non so bene come diglielo perché, di solito, quando ho un dubbio chiedo aiuto proprio a lei. È una persona speciale che riesce, senza sottintesi o frasi enigmatiche, a semplificare tutte le complicazioni per il mio cervello ribelle.
Questa volta però non voglio il suo aiuto: vorrei farle una sorpresa.
Chiedo aiuto a mio fratello Paolo. Lui è più piccolo di me di tre anni, ma, essendo un ragazzo neurotipico, gli capita di farmi da fratello maggiore. È abbastanza intelligente e spesso mi aiuta a capire le battute dei film, o magari quelle frasi che gli amici dicono facendo strane virgolette, agitando in sincrono indice e medio a mani alzate. Quello che lui fatica a capire è la mia adorazione per il nuoto.
Nuotare è il massimo, perché sai sempre come comportarti: destra, sinistra, destra e respiro; sinistra, destra, sinistra e respiro. Ripeti trenta bracciate e fai una virata: più chiaro di così si muore!
E poi adoro l’acqua perché attenua, in maniera sensibile, tutto il baccano del mondo. Mi piace stare in mezzo alle persone; magari non amo troppo quando mi toccano, o quando parlando mi sputano la saliva sui vestiti; ma mi sento un animale sociale, tipo il lemming, per intenderci.
Quando sono fuori dall’acqua indosso sempre le mie cuffie da musica. Tutti credono sia per ascoltare i Nomadi – non so se vi ho già detto che mi piacciono i Nomadi – ma in realtà lo faccio per silenziare il rumore che circonda ogni cosa del mondo.
Credo proprio di essere innamorato di Anna. È la sola persona che sembra capirmi veramente. E vorrei tanto che venisse con me a Parigi.
Il massimo sarebbe vincere una medaglia e, dopo l’inno nazionale, portarla sotto la torre Eiffel e regalarle il trofeo in ginocchio.
Probabilmente sarebbe troppo. Paolo dice che con le ragazze ci sono delle regole da rispettare.
Io sono molto favorevole alle regole.
Prima di tutto si deve diventare amici. E questo implica il dover sorridere – senza aprire troppo la bocca; si deve guardare intensamente – evitando di sgranare gli occhi tipo civetta.
Ci si deve salutare con tre baci sulle guance: destra, sinistra e ancora destra. Questa parte è abbastanza difficile, bisogna evitare di inciampare col naso ed è vietato toccare le labbra.
Le labbra si possono baciare solo quando si è fidanzati. E qua si fermano i consigli di mio fratello piccolo.
Ma io voglio essere sicuro delle mie mosse e ho chiesto aiuto a Giorgio, il più fidato amico della squadra di nuoto.
«Una volta che hai inquadrato quale delle ragazze ti sembra la più carina, devi capire se ti piace veramente» mi ha risposto lui, sicuro.
E qua mi ha somministrato una serie di domande che, secondo lui dovrebbero portarmi a risolvere l’enigma. Posso usarle per verificare i miei sentimenti nei confronti di Anna.
«Sei felice quando sei con lei?».
«Credo di sì, almeno quasi sempre».
«La pensi quando non siete assieme?».
«Diciamo che la penso spesso, anche se non tanto quanto il nuoto».
«Sei più gentile con lei che con altri?».
«Sono sempre gentile con tutti, quindi anche con lei, certo».
«Ti capita di fissarla?».
«Mi capita di fissarla, soprattutto quando indossa il maglioncino giallo col colletto bianco, quello con le tasche molto sporgenti sul davanti».
«Quanto sudi quando siete assieme?».
«Come fai a sapere che sudo più con lei che con altri?». A volte Giorgio mi sorprende con doti divinatorie inaspettate.
«E ora la domanda risolutiva: quando la vedi senti le farfalle nello stomaco?».
«Scusami, cosa vorresti dire? Spiegati meglio».
«Sì, insomma: senti come dei coleotteri che ti si muovono nella pancia?».
«Eccheccazzo, Giorgio! Vabbè che il mio DNA è considerato atipico. Ma non prendermi in giro. Lo sanno tutti che le farfalle sono dei lepidotteri e non dei coleotteri».
Mi piace il modo leggero di trattare un aspetto pesante come le neurodivergenze.
È un racconto che fa riflettere e sorridere.
Ci fa molto piacere che tu l’abbia gradito e abbia voluto esprimerlo, grazie. Continua a seguirci su queste pagine.