Euro Carello – Jab

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Proponiamo in questa sede un brano tratto dal romanzo Trenta per te di Euro Carello.
In Trenta per te (Calibano Editore, 2020) tre sono i personaggi principali. Quello che presentiamo qui si chiama Jab (crasi di Jean Baptiste): un nero africano che campa facendo il “Pass”, cioè facendo entrare in Italia di straforo – dietro lauto compenso – gruppi di disperati che scappano dalla fame o dalla guerra. Di seguito un assaggio del suo “lavoro”.

Jab

All’ingresso del porto c’è il check point, come sempre. Dalla finestrella del gabbiotto piove una luce azzurrina che arriva alla sbarra dove i due sono appoggiati a fumare. L’odore grasso della roba arriva fino a lui, gli entra nelle narici che si aprono golose. Non stasera. Non prima. Ha bisogno di tutti i suoi riflessi. Se va tutto bene, dopo da Muhd farà festa. Si stacca lentamente dalla parete e si piazza in bella vista in mezzo alla strada, la falcata dondolante da negro che quelli si aspettano. Lo vedono solo quando è a venti metri. Avrebbe potuto farseli tutti e due, se voleva. Stronzi. L’hanno riconosciuto subito, ma fanno finta di niente. Solita manfrina, dove vai a quest’ora, chi devi vedere, fuori il pass. Il pass. Cazzo, c’è da non crederci. È uno storto, lo sanno benissimo, ma gli chiedono il pass per entrare al porto. E il bello è che ce l’ha, il pass, lo danno anche agli storti, se gli fa comodo. E lui gli fa comodo sì, quando gli serve una stecca di roba o una badante per la nonna. Che palle, anche la perquisizione, adesso, devono aver avuto un cazziatone da qualcuno. Gambe larghe, palmi appoggiati alla plastica sudata, lo stronzo che ti passa quell’affare su e giù. Tanto è pulito, non è così scemo da venire qui con un ferro addosso. Se gli serve sa dove trovarlo. Però il coso squilla, e si accende la lucina rossa. Niente panico, è il taglierino. Strumento di lavoro, no? Per aprire i pacchi, tagliare i nastri. Si erano irrigiditi, le mani già pronte al manganello e alla fondina. Visto che cos’era si danno una calmata. Adesso sono più gentili, Jab qui e Jab là.
Lo sa, dove vogliono arrivare, ma di roba dietro non ne ha. Quando arrivano a chiamarlo Jean Baptiste, capisce che sono a corto di brutto. La canna di prima doveva essere il fondo. Bene. Jean Baptiste bravo negro. Jean Baptiste porterà la roba appena ce l’ha, presto presto, oh sì signore, certo signore.
Fanculo. Ve la suderete, bastardi. Il sorriso sbieco con cui se ne va si cambia in smorfia appena voltato l’angolo. Adesso pensiamo agli affari.
La nave è già lì, naturalmente, ma non c’è fretta. I polli sono sempre gli ultimi a scendere, anche dopo i polli veri. Che battuta. Gli esce una risatina bassa, di gola. Speriamo che non ci siano davvero, i polli, stanotte. L’ultima volta ha dovuto fare venti minuti di doccia, per togliersi la puzza delle stie, e gli è costata una cifra. Vera acqua potabile in albergo, non quella schifezza puzzolente che ti rifilano giù al ghetto. Ma se la poteva permettere. Un carico di prima, era. Polli nascosti tra i polli, ridacchia di nuovo. Non puzzassero già abbastanza per conto loro, dopo tutti quei giorni di viaggio. Per non parlare di quando qualcuno ci resta e non riescono a buttarlo fuori bordo in mare aperto. Il ricordo gli cade addosso con un lampo bianco.
La luce non c’era, nella stiva. Solo il chiarore tremolante della pila quasi scarica. Non che fosse un gran guaio, bastava e avanzava per indovinare il bugliolo nell’angolo, la tanica vuota dell’acqua, una scatola sgangherata, due o tre fagotti di stracci.
Solo che uno dei fagotti si muoveva. Tutta occhi, quella faccia. Grandi e scuri di disperazione. La donna era più o meno bianca. Nordafricana, per quel che ricorda, non sono più scuri dei siciliani di qui. Dopo che ha visto quello che aveva in braccio non è più riuscito a guardarla. Il puzzo che veniva dall’involto era atroce, nel calore appiccicoso del metallo scrostato, nelle ombre ondeggianti tra tubi e bulloni. Non è riuscito a distogliere gli occhi, quando la mano ossuta ha scostato lo straccio, e quello che ha visto non lo dimenticherà. È rimasto in piedi un tempo infinito, mentre l’orrore gli penetrava le narici. Quando la donna ha allungato le braccia, è scappato via, inciampando nel bordo rialzato della porta metallica, gettando sul pavimento lurido una manciata spiegazzata di banconote.
Per un po’ non ha più fatto carichi, dopo quella volta. Poi è capitato che il lavoro al macello andava e veniva, i ristoranti non lo chiamavano, e ha ricominciato. Ormai è questo, il suo vero lavoro. È diventato un Pass con tutti i cristi.
Adesso è arrivato. L’ultimo container è addossato quasi al limite della banchina, fino alla nave saranno quindici o venti metri, allo scoperto sotto la luce fredda dei neon. Più la passerella. Diciamo quaranta passi, incerti e malfermi dopo l’immobilità della nave, ma ce la devono fare, e anche in fretta. Per ora la porticina sulla fiancata è ancora chiusa. Ha voglia di fumare ma è pericoloso. Se lo vedono, capaci che cominciano a chiedersi perché non è al molo quattro, visto che qui da scaricare non c’è proprio niente, o almeno così credono loro. OK, niente sigaretta. E poi fumare fa male. Si appoggia con la schiena al metallo tiepido, piega un ginocchio e tira su la gamba ad appoggiare la scarpa di piatto, cercando un rilievo che regga il peso. Tira indietro la nuca e si mette a guardare la luna, sbiadita sopra l’alone netto del lampione. Farfalle notturne cercano una morte rapida intorno alla lampada. Osserva i voli concentrici allontanarsi e tornare, e aspetta.


Qui una nostra intervista esclusiva all’autore:
Euro Carello: nessun autore scrive soltanto per sé

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Euro Carello, torinese, non sapendo opporsi a due insopprimibili vocazioni, ha avuto la felice sorte di insegnare e un’attiva partecipazione alla stagione del '68. Per quindici anni è stato volontario nell'Associazione umanitaria Emergency. Il suo racconto “I Corvi sono lì che aspettano” ha vinto il XIV Trofeo RiLL. Ha pubblicato “Il seme del nemico, racconti contro la guerra” (Giulio Perrone Editore), “Letti a undici piazze, racconti su undici piazze torinesi” (Graphot Editore, con Mario Bianco) e "trenta per te" (Calibano Editore). Il suo spazio è www.eurocarello.it

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