George Orwell – 1984

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1984 racconta di un mondo futuro in cui la terra è divisa in iperstati simili e in guerra perenne tra di loro. Winston Smith, protagonista anonimo come il cognome che porta, è lo spettatore tragico della devastazione dei suoi tempi.

Londra è divenuta la capitale dello stato di Oceania, un agglomerato di nazioni in cui la società è governata e regolata in ogni aspetto dai principi del Socing, il nuovo Socialismo inglese, e a capo della quale vi è il Grande Fratello, identità misteriosa sempre in bilico tra il mitico e l’irreale, che sorveglia e dirige ogni istante della vita dei suoi cittadini attraverso l’uso pervasivo di telecamere e microfoni, presenti in tutti i luoghi vissuti da un essere umano.

Ogni sguardo, respiro o emozione viene osservato e scrutato alla ricerca fanatica di un eventuale dissenso o di una volontà di tradimento.

Il cibo, i vestiti, le abitazioni sono identici per tutti, in un conformismo miserabile e invadente secondo il quale non vi sono leggi scritte ma tutto è vietato; soprattutto desiderare, pensare e provare sentimenti, a parte quelli positivi nei confronti del Grande Fratello.

Sarà l’amore, inattesa scoperta, osteggiata e negata dalla società, ciò che porterà il protagonista a reagire, mosso da un sentimento che va al di là delle leggi e del ricordo.

Purtroppo anche Winston, ultimo uomo rimasto a tentare di capire che cosa vi sia dietro la barbarie del mondo che conosce, a dubitare e a ribellarsi, ha un’identità monca, priva di memoria, di passato e di confronti. Attraverso la sua ribellione diventiamo testimoni della violenza insinuante e al contempo sordida e brutale del totalitarismo, e del potere che vuole perpetuare se stesso, percorrendo con Winston, in un viaggio allucinante, tutti i meandri più nascosti del sistema, la sua ambiguità ipocrita e il suo nudo orrore.

Già ad un primo impatto il romanzo colpisce per il ritmo incalzante e coinvolgente con cui è narrata la vicenda e la modernità e attualità del tema.

Lo sguardo profetico di Orwell riesce ad anticipare il mondo in cui viviamo oggi, e fa riflettere su un possibile parallelismo tra l’universo del romanzo, immaginario (o profetico?), e quello attuale in cui abitiamo, con le dinamiche degenerative e autodistruttive che la società contemporanea genera al proprio interno.

Ne è un esempio la mostruosità della neolingua, una lingua elaborata e riformata per poter meglio adattarsi alle necessità della società del futuro. Secondo i suoi principi, ogni pensiero in contrasto con i dettami del Socing non è più nemmeno esprimibile o concepibile.

Paradosso di un veggente che ha precorso i tempi della lingua dei mass media, del marketing e degli sms, in cui l’amore non ha più potere di fecondità artistica, ma riesce solo ad involgersi in sterili acronimi o abbreviazioni che insieme alla parola castrano anche il pensiero.

Romanzo sui totalitarismi del quotidiano, quelli che viviamo e subiamo anche inconsapevolmente, 1984 è un monito che aiuta a riflettere sul presente e ad avere paura della perdita di spessore umano e culturale di cui sempre più siamo vittime passive o consenzienti.

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