Una ciliegia letteraria
Il venerdì è un giorno dotato di uno strano lasso di tempo, quello cioè che va dalla fine del lavoro all’aperitivo, quando non si sa mai che cosa fare. Non si riesce a guardare un film: troppo poco tempo; non si riesce a scrivere: il peso della settimana lavorativa lo rende impossibile; non si può ascoltare una cantata di Bach: lo spirito ne risulterebbe troppo elevato e si dovrebbe annullare l’aperitivo.
Non rimane che leggere. Un romanzo? No, troppo lungo. Ci vuole qualcosa di piccolo: una ciliegia letteraria, che vada giù in un lampo ma che lasci un sapore gradevole e duraturo.
Il prigioniero delle Bermuda di Anthony Trollope è proprio un racconto da venerdì pomeriggio inoltrato: lungo solo una cinquantina di pagine, narra la storia di Aaron Trow, un evaso dal penitenziario che cerca in tutti i modi di sopravvivere.
Diverse sono le congetture sulla sua fine: qualcuno crede che sia fuggito negli Stati Uniti su una nave, altri pensano che si sia ucciso; quasi nessuno sospetta che possa ancora trovarsi sull’isola.
Il prigioniero delle Bermuda ci mantiene col respiro sospeso fino all’ultima pagina: solo allora scopriremo chi dei due, il prigioniero evaso o l’inseguitore, l’avrà vinta sull’altro. Tutto il testo è costruito in un crescendo di emozione e suspense. La scrittura è fluida e accattivante, adatta a trascinarci per un breve lasso di tempo in un mondo di avventura.