The Secret Life of Walter Mitty è il remake cinematografico di Sogni proibiti, diretto nel 1947 da Norman Z. McLeod, a sua volta tratto dal breve racconto omonimo di James Thurber, pubblicato per la prima volta sul settimanale The New Yorker nel 1939. Il testo parla di Walter, un uomo triste che subisce passivamente la vita e le volontà della moglie, trovando rifugio in fantasie nelle quali vive imprese eroiche.
La versione cinematografica del 2013 vede Ben Stiller come regista e interprete principale. Nel suo quinto film come regista, l’attore americano ha liberamente adattato la storia ai giorni nostri, applicandovi la sua inconfondibile ironia e rendendola a tratti commovente.
In quest’ultima versione Walter Mitty è un uomo di mezza età che ha sempre dedicato la sua vita al lavoro per poter mantenere la madre anziana e la sorella aspirante attrice. Si occupa dello sviluppo dei negativi per la famosa rivista Life Magazine. Ha sempre avuto una vita monotona, priva di viaggi e di avventure; per questo motivo sente il bisogno di evadere attraverso i cosiddetti “film mentali”, nei quali incarna personaggi decisamente diversi da lui e grazie ai quali trova il coraggio di parlare con la sua collega Cheryl Melhoff (Kristen Wiig), che nella vita reale cerca invano di contattare tramite un sito di incontri.
La vita di Walter viene scossa quando non riesce a trovare il negativo della foto da usare per l’ultima copertina del Life, prima del passaggio definitivo alla versione digitale. Con il timore di essere licenziato e per fare colpo sulla collega, decide di affrontare la propria paura del mondo partendo per la Groenlandia alla ricerca del fotografo Sean O’Connell (Sean Penn), dal quale poter recuperare il prezioso negativo.
L’elemento della fotografia è una costante in tutto il film: nel momento in cui si decide di bloccare un istante di realtà in un’immagine fotografica, si passa dalla condizione di realtà alla finzione, alla messa in scena della realtà. Così come Walter passa la sua esistenza tra la vita reale e quella immaginaria.
Dal punto di vista visivo, il film ha un costruzione spaziale curata nei minimi dettagli: già nei titoli di testa Stiller inserisce i titoli mimetizzandoli nei paesaggi urbani. Le inquadrature sono ben curate, quasi documentaristiche, sia quando ritraggono la staticità della vita newyorkese, sia nei paesaggi incontaminati dell’Islanda, dove è stata girata gran parte della pellicola.
Ben Stiller ha messo in mostra le sue competenze di regia e i suoi anni di carriera si vedono: il film è un vero piacere per gli occhi e per lo spirito. Assolutamente consigliato per poter sognare a occhi aperti per poco meno di due ore, dopo le quali poter affrontare la vita con uno sguardo diverso: il nuovo Walter Mitty di Stiller, infatti, ci ricorda che oltre a sognare siamo in grado di trasformare i nostri desideri in realtà, come sottolinea la frase di lancio del film, L’avventura più grande è cambiare il proprio destino.