Skyfall

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007, dato per morto in missione, deve tornare in azione per fermare un nemico misterioso che, distrutto l’MI6, sta facendo uccidere vari agenti solo per vendicarsi di M…

“007-SKYFALL” è il 23° film ufficiale di James Bond che festeggia i 50 anni di produzione della serie, funestata all’inizio dal fallimento dell’MGM, poi fortunosamente ripresasi a Gennaio 2011. Buco finanziario che ha ridotto drasticamente le location di una serie famosa per i suoi viaggi avventurosi e che si deve accontentare di una mezzoretta tra Istanbul e Shanghai e poi tutto Londra e Scozia per un finale in stile “Cane di Paglia” di Peckinpah. Poca roba rispetto a quello che si è appena visto nell’ultimo divertente capitolo di “Mission Impossible”, con la spettacolare sequenza a Dubai. Di cosa parla esattamente “007-SKYFALL”?!

Di un nemico figliol prodigo, bastardo e vendicativo, scarto di un mondo dello spionaggio ridotto a far tutto in ufficio, dai propri server, mentre l’MI6 si ostina ad avere in servizio un dinosauro come Bond perché, dice lui, una mano sul grilletto serve sempre (anche se quelli veri oggi basta mettere il polonio nel sushi…).

La regia teatrale di Sam Mendes rende quasi umano il “Bond-Terminator” che i Broccoli hanno cucito addosso a Daniel Craig che ammazza senza la classe di Connery, né beve Martini, né si porta a letto belle donne ogni quindici minuti ma pensa solo alla vendetta (se era italiano, solo alla Mamma!). A questo Bond rimane una birretta e vecchi ricordi con tanti acciacchi sulle spalle, e un nuovo Q: un ragazzetto petulante a cui, nei romanzi, avrebbe sparato subito. I critici ovviamente osannano questa scelta “raffinata e intimista” che però sta dimostrando quanto Bond oggi abbia poco da dire (o è meglio che lasci parlare solo Jason Bourne e Ethan Hunt). Se i personaggi della fantasia fossero al cinema a omaggiare il grande vecchio dell’intrattenimento popolare vedremmo pacche sulle spalle, un mazzo di fiori, l’orologio placcato con logo 007. Immaginiamo a fine proiezione James raccontare vecchie barzellette sul tempo a Londra e sul fatto che con lui la guerra fredda è rimasta a temperatura ambiente. Tante risate, un sorso di champagne e in sala rimane, a sistemargli il plaid sulle ginocchia, solo il ragazzo che pulisce la sala. Oggi Bond non è sedotto da Ursula Andress ma dal cattivo del film: il fratello biondo di Anton Chigurh di “Non è un paese per vecchi”, a cui Javier Bardem da una patina bisessuale alquanto ridicola. Quindi un ultimo brindisi al vecchio Bond prima di riportarlo all’ospizio dei veterani dell’intrattenimento. Lo attendono Zorro, Dick Tracy e Braccio di Ferro per una partita a bridge mentre Betty Boop poi passa con le medicine per rallentare gli effetti del suo (filmico) Alzheimer…

Dovrebbero smetterla di fare Bond al cinema e riaggiornare il personaggio riportandolo in televisione (apparso la prima volta nel 1954 nella serie tv americana CLIMAX con un adattamento di “Casino Royale”) tirando fuori tutta quella parziale “umanità” di cui si vanta questo film. Sam Mendes è più a suo agio nei momenti di riflessione che nell’azione dove “Casino Royale” di Campbell era, decisamente, più grintoso. Javier Bardem fa il cattivo bisessuale perché è destino degli attori spagnoli, seduttori nei film in patria, di trovare solo parti ambigue in America. Le Bond Girls sono diventate Bond Women vale a dire che a Bond non gliela danno più e il poveretto, forse, si consola coi giornaletti in bagno. Film consigliato alle spie inglesi in pensione e ai critici che amano i film d’azione intimisti (!!) e una tisana calda alla sera riguardando Toro Scatenato sentendosi come Jack la Motta: con tanta voglia di tornare sul ring (panza permettendo).

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