Victor Hugo – Novantatré

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Tenebroso, lugubre, atroce ma sublime: così Victor Hugo giudicava il tema della Convenzione, al quale dedicò il suo romanzo più complesso, scritto in un momento in la Francia sembrava mettere in discussione gli ideali rivoluzionari, ai quali lo scrittore era profondamente affezionato e cui era giunto dopo un lungo percorso interiore.

Sullo sfondo dell’insurrezione Vandeana, descritta da Hugo con toni epici pur senza tentare di nascondere la brutalità dello scontro, s’intrecciano le vicende del Cittadino Cimourdain, inviato da Parigi e implacabile assertore dell’ideale rivoluzionario, del nobile Gauvain, passato dalla parte del popolo, e del reazionario Lantenac, che non riesce a immaginarsi una Francia senza re e senza il codice dell’Ancien regime.
Insieme a loro si muovono personaggi storici come Robespierre, Marat e Danton, dei quali lo scrittore fornisce un ritratto vivido, lontano dall’agiografia, e Michelle Flechard, giovane madre alla ricerca dei suoi due bambini.
Incombe, su tutta la vicenda, la mole sinistra della Torgue, torre medievale assediata dai Giacobini per schiacciare la rivolta.

Il romanzo analizza la Rivoluzione Francese nel momento del suo massimo impatto emotivo, durante il periodo del Terrore: di esso Victor Hugo cerca di rendere i diversi punti di vista che lo generarono, da quello del puro Cimourdain, la cui fede sconfina nel fanatismo ma che non lo ha liberato dei pregiudizi tipici della generazione precedente, alla cinica visione dello spietato aristocratico Lantenac, pronto però ad atti di coraggio che non possono che essere ammirati; i veri ideali della Rivoluzione sono incarnati, invece, da figure di secondo piano, come l’ufficiale che, unico, vota contrario la condanna di Gauvain, personaggio a sua volta troppo idealizzato per risultare credibile ma che realizza l’idea, cara allo scrittore, della Rivoluzione come sacrificio e abnegazione.
Più volte la violenza dei Rivoluzionari viene paragonata a quella dei Reazionari, per chiarire ai lettori come entrambe le parti in causa fossero egualmente animate da convinzioni salde e come ambedue gli schieramenti si siano macchiati degli stessi delitti, pur partendo da ragioni opposte.
Il racconto commosso e partecipato dei vari eroismi dei protagonisti lascia spesso spazio alla descrizione dei cinici comportamenti della folla, come quello delle dame pronte a godersi un’esecuzione in piazza come fossero a uno spettacolo e delle battute irriverenti che accompagnano gli interventi di delegati e politici quando affrontano il pubblico.

Novantatré cerca, dunque, di fornire un’analisi completa del periodo del Terrore, descrivendolo in bilico tra epoca di incivile violenza e palingenesi dell’umanità, intento esemplificato dalla scena in cui alcuni bambini si divertono a stracciare l’antico manoscritto miniato che hanno trovato nella Torgue: barbaro gesto sì, ma liberatorio e catartico nello spettacolo che la carta colorata offre cadendo.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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