La Gerusalemme liberata è un poema che parla della vittoriosa crociata cristiana nella campagna alla conquista del Santo sepolcro.
Molti sono gli episodi memorabili: l’amore tra Olindo e Sofronia, un amore che sembra destinato a esaurirsi sul rogo e che viene salvato solo all’ultimo momento; il concilio degli inferi, nel quale Satana decide di intervenire nella lotta a difesa della città; lo sventurato Latinio che vede morire i suoi cinque figli uno a uno grazie alla spada di Solimano. Il più tragico lo abbiamo nel canto XII, dove si consuma l’amore tra il guerriero cristiano Tancredi e la musulmana Clorinda, una parte talmente toccante da indurre Monteverdi a musicarla. Egli è follemente innamorato della donna, ma l’armatura indossata dalla guerriera non è quella che lui conosce; così la uccide credendola un’altra. Toltole l’elmo dopo averla mortalmente ferita, le darà vita con l’acqua mediante il battesimo. Altro episodio meraviglioso è quello nel quale Erminia cura l’amato Tancredi dopo che questi ha sconfitto in duello Argante, un combattente musulmano, tagliandosi i capelli e usandoli come laccio emostatico.
Un luogo importante dell’opera è la foresta: essa contiene le paure degli uomini che cercano di entrarvi. Solo Rinaldo, cavaliere cristiano ispirato a un personaggio realmente esisistito, riesce ad abbattere gli alberi, ma non perché egli sia nato puro (anzi, è addirittura artefice di un assassinio), bensì per aver saputo superare le difficoltà e rimediare agli errori compiuti.
Sono gli episodi amorosi che rendono memorabile quest’opera, molto più di quelli di carattere religioso: è qui che risiede il genio del Tasso, nella grande passionalità che riesce a trasmettere grazie alla musicalità delle parole.
Tutti questi episodi saranno giudicati negativamente dal comitato editoriale che si raccolse attorno al cardinale Gonzaga. Le critiche, com’è noto, porteranno il Tasso a una vera e propria crisi, fino a spingerlo a compiere quella follia che sarà la riscrittura completa del poema con il nome di Gerusalemme conquistata.
La potenza e la musicalità della lingua del Tasso rendono la Liberata quasi di natura sonora. Non è un testo che può essere letto a mente: ha bisogno di respirare nella viva parola del lettore e richiede una lettura ad alta voce per poter essere interamente assaporato.
Sebbene siano passati cinque secoli dalla sua scrittura, sembra che l’autore parli, in fondo, anche a noi: narra, in fin dei conti, di un popolo che vuole conquistarne un altro e sottometterlo perché ha qualcosa che ritiene suo e perché prega un Dio diverso. Parla di un capitano, Goffredo, che guida il suo esercito fino a espugnare la fortezza e uccidere tutti i nemici; ma, sconfitto il nemico, prima di pregare davanti al Santo sepolcro si guarda in giro: tutta la sua lotta, la sua ferocia e il suo zelo si esauriscono per un istante quando vede che corre di tenta in tenda il sangue in rivi, come ancora oggi accade.