Elena Gan – L’uomo ideale

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1994

La questione femminile nella Russia aristocratica dell’Ottocento

La novella di Elena Gan rappresenta un tuffo nel melodramma ottocentesco: Olga, povera ma bella, colta e intelligente, viene costretta a un matrimonio conveniente con il quarantenne colonnello Holzberg, il quale conosceva a menadito cannoni e munizioni, ma il cuore di una donna era un labirinto inestricabile. Si era sposato perché aveva ormai quarant’anni e voleva sistemarsi.

Olga si trova così catapultata in un mondo a lei estraneo, fatto di obblighi, convenzioni e apparenze in cui il suo animo, nutrito di bellezza e poesia, si trova completamente spaesato. Rassegnata a condurre una vita che non le appartiene, ma cui deve sottomettersi svolgendo come un automa le mansioni che le venivano affidate e risvegliandosi alla vita solo in compagnia di se stessa ,incontra Antolij, poeta osannato dal bel mondo pietroburghese e incarnazione -per lei- dell’uomo ideale.

La reciproca frequentazione condurre l’eroina, come da copione, a un inconfessato innamoramento, sublimato in un ideale di amicizia amorosa lontana dalla peccaminosa sensualità. Non è dello stesso avviso il bell’Anatolij che, lusingato da tanta devozione, corteggia la sua candida ammiratrice con l’unico scopo di sedurla. La disillusione si consuma nelle ultime pagine dove Olga, abbattuta ma non sconfitta, scoprirà un amore più degno cui rivolgere il proprio animo.

Se la trama può risultare estranea alla sensibilità del lettore contemporaneo, il maggior pregio di questo racconto lungo risiede nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto della protagonista.

Colpisce la modernità di una figura femminile che, nella prima metà dell’Ottocento, rivendica la propria diversità. Olga/Elena confessa lucidamente la propria sofferenza nel doversi conformare a un modello di donna, identificato nel binomio di moglie e madre, che le è del tutto estraneo; l’aspirazione alla poesia e alla bellezza rimane l’unica via di fuga da una condizione alienante.

Il linguaggio raffinato e l’ironia nel porre alla berlina certi ambienti aristocratici fanno di questa novella una lettura non banale; gli appassionati tormenti interiori di Olga anticipano i dilemmi di altre sorelle ottocentesche, prima dinnanzi a tutte Anna Karenina, e ne fanno una rivendicazione ante litteram dell’emancipazione femminile.