Lawrence Norfolk – La mirabolante avventura di John Lempriere, erudito nel secolo dei lumi

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A voler sintetizzare, si potrebbe tranquillamente dire che questo esordio dello scrittore britannico Lawrence Norfolk (Lempriere’s dictionary, nella più compunta versione originale) è un’autentica gioia per gli occhi, un divertimento raffinato e intelligente che, pur senza spostare i termini della questione letteraria mondiale, la interpreta all’insegna di un intrattenimento acuto e mai banale.

Si tratta sostanzialmente di una grande avventura ambientata principalmente a Londra ma con fondamentali strascichi in Francia, nel periodo immediatamente precedente la Rivoluzione francese. La scrittura di Norfolk (ventisettenne al momento di redigere questo suo lavoro) è suadente, talvolta frastornante ma funzionale proprio a rendere al meglio le vicende debordanti che va a raccontare, e che vedono il John Lempriere del titolo (personaggio, in realtà, esistito veramente che qui Norfolk romanza a partire dalle reali attitudini dell’uomo Lempriere) al centro di un complotto orchestrato da una società segreta chiamata Cabala, la cui origine è legata all’assedio del porto francese di La Rochelle del 1628 (assedio voluto da Richelieu per spezzare l’ultima roccaforte ugonotta in Francia). Tale società, nel tempo, si è arricchita enormemente grazie al controllo effettuato sulla Compagnia delle Indie Orientali, ma il suo potere è adesso subordinato e minacciato proprio dalla presenza dall’ignaro Lempriere. Da qui rincorse, intrighi, mistificazioni.

C’è davvero di tutto, qua dentro: pirati in navigazione perenne, omicidi efferati ispirati ai miti greci, automi assassini, rivolte popolari, sicari implacabili giunti da oriente, magistrati ciechi e spietati… Il tutto tenuto insieme con grande maestria grazie a un’erudizione notevole (l’ambientazione storica, molto precisa e dettagliata, mescolao finzione e realtà come nei migliori romanzi storici, pur non essendo questo un romanzo storico) e a uno stile pastoso e di alto registro, che sa distribuire sapientemente le informazioni e le rivelazioni e gestisce benissimo tempi e sequenze narrative (l’alternanza di dinamismo e staticità) tenendo altissimi la curiosità e lo stupore.

I personaggi, come spesso in romanzi del genere, sono un po’ sacrificati alla trama (densissima, aggrovigliata), ma è talmente esplosiva la concatenazione di eventi che l’autore mette in moto, che certe caratterizzazioni non adeguatamente approfondite gliele si perdonano facilmente. Anche perché ha comunque la grande capacità di rendere l’atmosfera e le suggestioni della Londra di fine Settecento, il suo caos, i suoi odori, il suo tumulto (le pagine dell’arrivo di Lempriere a Londra, del suo tragitto attraverso le vie sudicie e convulse sono grande letteratura).

A livello stilistico Norfolk gioca principalmente sullo scambio del punto di vista (la stessa scena raccontata dapprima con gli occhi di un personaggio e successivamente con quelli di un altro), che crea un amalgama ammaliante capace di conferire dinamicità anche a momenti altrimenti transitori. Brillanti anche le molte, moltissime idee che l’autore scarica all’interno della propria storia: il colossale, quasi biblico corpo della Bestia svuotato dai secoli che va a costituire le gallerie sotterranee di Londra, le alghe bioluminescenti che seguono e circondano la Heart of light, l’esplosione sotterranea e il conseguente, straripante gorgo nel Tamigi, la rivisitazione dei truci assassini cui Lempriere è costretto ad assistere.

Non tutti i fili, alla fine, vengono riannodati, ma siamo in ogni caso di fronte a un esempio mirabile di intrattenimento intelligente e colto.

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