“La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker

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“Scrivere un libro è come amare qualcuno: può diventare molto doloroso”.

Fenomeno letterario del 2012, La verità sul caso Harry Quebert è un lungo thriller enigmatico, sviluppato tramite l’espediente della metanarrazione, che implica l’articolazione di un romanzo all’interno del romanzo stesso.

Autore e protagonista del racconto è Marcus Goldman, giovane scrittore americano, ancora ebbro dal successo inaspettato del suo primo libro e ora totalmente incapace di replicarlo con un secondo romanzo. Goldman sta vivendo il classico incubo dello scrittore senza ispirazione, perseguitato da un editore avido, molto più interessato alla rendita economica che al valore artistico della sua opera. Per questo Goldman fugge da New York, dalla notorietà sempre più labile e dalla pressione di chi lo circonda, per rifugiarsi nel New Hampshire, dal suo unico vero amico e mentore, il celebre Harry Quebert, una leggenda letteraria, il cui capolavoro, “Le origini del male”, è considerato uno dei testi migliori della letteratura contemporanea.
Nella tranquillità della cittadina di Aurora, Goldman spera vanamente di riuscire a creare un secondo grande romanzo, che possa riportare in auge il suo nome. Non si immagina però che si ritroverà a indagare su un efferato omicidio per scagionare proprio il suo amico e maestro, Harry Quebert.

La vicenda si sviluppa su due piani temporali differenti: è l’estate del 1975 quando un giovane Harry Quebert, aspirante scrittore senza successo, conosce Nola Kellergan, precoce quindicenne. Come la Lolita nabokoviana, Nola fa invaghire perdutamente Harry, vivendo con lui una storia d’amore segreta, fino al giorno della sua misteriosa scomparsa, coincidente casualmente con il piano di fuga dei due amanti.
Trentatré anni più tardi, mentre Marcus Goldman cerca disperatamente di scrivere, il cadavere di Nola viene ritrovato nel giardino di Harry, sepolto accanto a una copia del grande capolavoro dello scrittore.
Unico a credere nell’innocenza di Quebert, Goldman cercherà di fare emergere la verità, ostacolato da una cittadina reticente, all’interno della quale ogni personaggio che la abita sembra avere qualcosa da nascondere.

Un libro lungo ed enigmatico, forse eccessivamente arzigogolato, la cui grande pecca risiede nella banalità della storia d’amore tra la ragazza giovane e lo scrittore maturo, che, sorretta da dialoghi quanto mai scontati ed eccessivamente melensi, non convince fino in fondo. Anche i personaggi appaiono decisamente stereotipati, motivo per cui, nonostante i continui colpi di scena, il finale non sorprende.
Nonostante ciò, La verità sul caso Harry Quebert è senza dubbio una lettura scorrevole, ideale per chi ricerchi un romanzo avvincente ma, allo stesso tempo, poco impegnativo.

“Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito” diceva Harry Quebert al suo giovane discepolo. Nel caso del romanzo di Dicker, però, questo dispiacere il lettore lo prova solo in parte.

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Irene Cadeo, nata a Milano nel 1994, è una studentessa dell’Università degli Studi di Milano, laureata in Lettere Moderne e attualmente iscritta al corso di laurea magistrale in Editoria, culture della comunicazione e della moda, curriculum editoriale. Appassionata di narrativa novecentesca, si è laureata con una tesi su Elsa Morante. Suoi interessi principali sono lo studio della storia e della cultura letteraria degli altri Paesi. In futuro si immagina in una casa editrice o nella redazione di una rivista letteraria.

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