Se Charles Dickens fosse una stagione sarebbe l’autunno, e se fosse un’ora della giornata sarebbe il crepuscolo. Le atmosfere che ritroviamo in Grandi Speranze ci conducono in un mondo caliginoso abitato da personaggi sinistri e inquietanti nei quali, però, spiragli di luce si intrecciano all’oscurità.
Philip Pirrip, detto Pip, è il protagonista: lo conosciamo mentre, sotto un cielo plumbeo, fa visita alle tombe dei genitori e dei fratellini e, nella nebbia, incontra un forzato che lo costringe a rubare una lima dalla fucina del cognato, dove vive insieme all’arcigna sorella, per liberarlo.
Da questo gesto di compassione si snoda l’intera storia di Pip: lo seguiamo nella casa di Miss Havisham, uno spettro in abito da sposa, per la quale gli orologi si sono fermati e tutto è rimasto cristallizzato come alla vigilia delle sue nozze mai celebrate; in questo scrigno di segreti e di angosciante solitudine giochiamo con lui e con Estrella, educata da Miss Havisham a spezzare il cuore degli uomini; viviamo i turbamenti di Pip e le sue ambizioni, gli abbandoni e i pentimenti dopo che la sorte gli assegna un’ingente fortuna e le illusioni di una vita facoltosa; affrontiamo la paura in tutte le sue sfumature e scopriamo un segreto celato per molti anni.
Grandi speranze è stato scritto e pubblicato a puntate settimanali tra il 1860 e il 1861 sulla rivista All the Year Around, periodico diretto dallo stesso Dickens: il titolo e il metodo di pubblicazione riflettono la volontà dell’autore di generare nel lettore tensione e aspettative per l’intera durata del romanzo, rendendolo spettatore di scene indimenticabili e rappresentate magistralmente, spesso con epico humor.
Dickens abbandona i suoi canonici protagonisti, eroi di granitica purezza (basti pensare a David Copperfield e Oliver Twist), per sceglierne uno più vulnerabile, che si macchia di vizi e del desiderio di ribalta a discapito dei sinceri affetti delle origini. L’autore britannico si dimostra maestro, come sempre, nello scandagliare la profondità dei sentimenti umani attraverso figure policrome e di toccare con leggerezza anche i tratti più bui della nostra indole.
In Grandi Speranze cambiano gli scenari, ma non cambiano i motori che muovono gli ingranaggi della nostra epoca: il denaro e il potere che veicolano e corrompono l’animo; le differenze di classe; i pregiudizi nei confronti dei poveri e delle persone ai margini; la delusione d’amore e la vendetta; l’amicizia che persiste nel tempo e oltre le distanze.
Un romanzo “dark” che racchiude aspetti del sogno e dell’incubo, con accenni che precorrono il cinema chapliniano e che, nonostante i molteplici adattamenti teatrali, musicali, cinematografici e televisivi, rimane una perla da leggere su carta, prima di affidarci a ogni altra forma di fruizione.