Fiona Sampson – Two-Way Mirror: La vita di Elizabeth Barrett Browning

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Elizabeth Barrett Browning: l’autocreazione del poeta

Il libro Two-Way Mirror: The Life of Elizabeth Barrett Browning della poetessa e autrice britannica Fiona Sampson si apre con la descrizione del più famoso ritratto di Elizabeth Barrett Browning; ritratto in cui Browning simultaneously turns away and looks back over her shoulder at us […] glancing over […] towards the future. […] Il suo sguardo diretto appare startlingly modern, e Barrett Browning è una donna incredibilmente moderna, con un grande interesse per la vita e la conoscenza in una società in cui le donne potevano solo occupare lo spazio delimitato dalle sottane di crinolina.

L’autrice presenta ‘Ba’, così era soprannominata Barrett Browning da famiglia e amici, dal punto di vista della genesi della poetessa, della donna che diventa scrittrice con le sue fragilità umane e fisiche e  delle tensioni che viveva con il padre; Sampson cerca di sciogliere questo nodo relazionale. Sebbene siamo abituati a leggere del padre come un mostro gotico, una figura dittatoriale che virtualmente “segrega” i figli in una gabbia dorata per proteggerli dal mondo esterno e nega il matrimonio sia ai figli maschi che alle figlie femmine, l’Edward Moulton-Barrett di Sampson risulta soprattutto come un parvenu insicuro, un uomo di campagna religioso e devoto, che non si è mai sentito integrato nell’aristocrazia dalla quale era attorniato dal 1820.

Il racconto approfondito di Sampson su Barrett Browning si concentra sulla prima parte della sua vita quando era impegnata a guardarsi allo specchio e sposare l’idea di scrittura come atto di resistenza. Che si abbia familiarità o meno con l’opera di Barrett Browning, questa originale biografia – articolata in nove capitoli chiamati Libri (ad es. “How to be ill,” “How to manage change,” ecc.) e brevi cornici di rimando che legano ogni libro/capitolo – colloca con maestria Barrett Browning nel suo tempo, un ambiente vittoriano socialmente e culturalmente ristretto. Eppure in quell’ambiente Barrett Browning riesce ad affermare se stessa, ad affrontare la malattia respiratoria che l’accompagna per tutta la sua vita e a resistere al desiderio paterno di non sposare Robert Browning.

Il poeta Robert Browning, un fervente ammiratore della sua opera, la contatta alla fine degli anni ’30 e nella prima lettera le scrive: “I do, as I say, love these Books with all my heart — and I love you too,”. Dopo essersi scritti e incontrati, si sposano finalmente nel 1846 in Italia; un gesto che fa infuriare il padre, che la minaccia di escluderla dal testamento, cosa che non sortisce alcun effetto poiché Barrett Browning aveva già ricevuto una rendita da uno zio morto senza eredi legittimi. (an annual income of around £200, equivalent to a little under three years’ pay for a skilled labourer. Combined with around £4,000 inherited from Grandmama, also invested for her, it means that, unusually for a woman at this time, Elizabeth could afford to live independently. p.102)

Durante la sua vita Barrett Browning soffrì maggiormente per il dolore causatole dalle terapie sbagliate dei medici vittoriani – le suggerirono anche di evitare di scrivere –  più che per la malattia in sé. La sua dipendenza dalla morfina, una dipendenza che cercò di ridurre quando diventò madre (dopo diversi aborti), non le ha mai impedito di trovare il tempo di scrivere, nemmeno quando era costretta a letto.

La Barrett Browning di Sampson è un’intellettuale engagée, un’attivista politica, una donna che ha lottato per la libertà e che ha vissuto appieno il suo tempo scrivendo di genere, razza, imperialismo, guerra e disparità economica. Nel suo poema The Cry of the Children condanna l’abuso del lavoro minorile; in Casa Guidi Windows celebra la lotta italiana all’auto-determinazione; in Aurora Leigh, scrive versi sulla carriera da scrittrice di una giovane donna tanto quanto sulle donne marginalizzate, su stupro, incarcerazione e povertà.
Nata da una famiglia britannico giamaicana – una delle famiglie più ricche e influenti di coltivatori della Giamaica, la cui ricchezza era per lo più generata dagli schiavi – Barrett Browning possedendo lei stessa “the blood of the slave” (sangue da schiava), rappresenta con fermezza gli orrori della schiavitù e scrive dell’argomento in The Runaway Slave at Pilgrims Point contribuendo al contempo alla raccolta fondi per il movimento abolizionista americano.

C’è sicuramente molto altro che rende questa nuova biografia meritevole di essere letta, ma ciò che chiaramente emerge è che Elizabeth Barrett Browning è stata una donna coraggiosa, un’intellettuale raffinata con un grande senso per la meraviglia e una forza personale tali da renderla uno dei più importanti poeti del diciannovesimo secolo.

La biografia insolita e fuori dagli schemi di Sampson, con la sua struttura a cornice, con la sua ampiezza e profondità, è uno studio intenso, innovativo e accorto sulla vita e sull’opera di una scrittrice visionaria e rivoluzionaria, perfettamente connessa con la Storia e la politica del suo tempo.

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