Eva Baltasar – Permafrost

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Permafrost: un suolo perennemente ghiacciato su cui non si può costruire niente. Ma sotto c’è vita, esattamente come tra le righe intrise di umorismo nero di Eva Baltasar. É la storia di una donna lesbica sulla quarantina che racconta la propria vita attraverso i ricordi. Una sorta di flusso di coscienza fatto di salti temporali, una necessità sottile di dire tutto e niente. Gli episodi vengono raccontati senza filtri, con la freddezza di chi ha deciso di non sciogliere il ghiaccio che avvolge il cuore, che non permette alle emozioni di emergere.

La vita della protagonista è banale, ma la prosa poetica di Eva Baltasar la rende interessante. Eva infatti è prima di tutto autrice di poesie, e dà alla luce questo suo primo libro di narrativa con la necessità di staccarsi dal proprio io poetico.
Coinvolgenti sono gli episodi di sesso, un sesso fine a se stesso, privo di intimità. La protagonista, infatti, avverte un vuoto dentro di sé, che però sceglie di non colmare e nemmeno di attenuare. Preferisce essere viva, non anestetizzare neanche la sofferenza. Non la pensano allo stesso modo sua madre e sua sorella, che ricorrono a farmaci di vario genere per meglio sopportare il peso della vita.
Il personaggio creato da Eva, a tratti autobiografico, non ha subìto grandi traumi nel corso della propria esistenza, eppure in lei è sempre presente un istinto suicida. In una società nella quale regna l’insoddisfazione verso se stessi, il suicidio apparentemente ingiustificato è un tema estremamente attuale. Non è però affrontato con toni pesanti, anzi, l’intero romanzo è molto scorrevole, grazie soprattutto all’ironia con cui l’autrice lo avvolge.
Molto interessante è la riflessione sulle bugie, aspetto cruciale di questa antieroina. Mentire, oltre che a rendere tutto più accattivante, è necessario per sfuggire alla monotonia che la società ci impone. Ammettere di farlo è una forma di onestà. E la protagonista è onesta, sia con se stessa che con il lettore.
L’epilogo, però, non è all’altezza delle pagine che lo precedono: un capitolo di chiusura troppo breve, che sembra dettato dalla necessità di concludere. Il tentativo di creare un effetto sorpresa è evidente, ma non riuscito, tanto che l’evento narrato non fa decollare il pathos del libro: piuttosto lo smorza.

Nonostante Permafrost non sia nato con l’idea di avere un seguito, è diventato il primo capitolo di un progetto più ampio: una trilogia di libri che però avranno protagoniste diverse. A Marzo 2020 uscirà Boulder, il secondo episodio, e poi Mamut, terzo e ultimo.
Una sfida per l’autrice, dal momento che è difficile scrivere con la stessa profondità una storia che non sia la propria. Ma i presupposti per un lieto fine ci sono. Eva Baltasar sa indubbiamente scrivere. Non resta dunque che aspettare.

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Elena Zamboni, classe 1997, attualmente frequenta il corso di laurea triennale in Arti, Spettacolo ed Eventi culturali presso l’università IULM. Sopravvissuta al liceo classico, conserva il suo amore per la scrittura e la letteratura in generale, realizzando recensioni di libri e brevi testi presenti in varie piattaforme social. Grande appassionata di arte contemporanea e musicista a tempo perso, lavora con lo scopo di avvicinare più persone possibili al mondo della cultura.

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